La trama: siamo nel 1853 in Veneto, nelle borgate montane di Faìs. Bepino, semplice e rustico contadino, si reca a Serravalle per vendere i prodotti della sua terra, ma lungo il tragitto si imbatte involontariamente nel cadavere di un suo conoscente benestante. Visto aggirarsi nei pressi del corpo senza vita da alcuni passanti, viene incolpato immediatamente dell’omicidio e, colto dal panico, scappa verso le montagne che diverranno il suo rifugio per lunghi mesi. Intanto, in paese, il fratello maggiore, Gustìn, dopo aver appreso che la giustizia non crede all’innocenza di Bepino, parte alla sua ricerca.
Durante il tragitto, accompagnato dallo stravagante Marione, Gustìn incontrerà diverse personalità emblematiche del Veneto degli anni del Risorgimento: il malgaro, l’uccellatore, il pievano, il creditore israelita e anche un reduce dell’esercito asburgico. Sono loro, le loro storie, i loro modi di vivere, le vicende che narrano, i veri protagonisti di questo romanzo di 232 pagine che lo stesso autore definisce quasi come “etnografico”. Personaggi che vivono la propria esistenza ignari di ciò che si sta realizzando nel resto dell’Italia.
Alessandro Nardo, nato il 10 settembre del 1965 a Vittorio Veneto, in provincia di Treviso, è un impiegato tecnico. Sposato e con due figlie, non è la prima volta che si avvicina al mondo della scrittura avendo già pubblicato, sempre con la BookSprint Edizioni nel 2011, due racconti brevi (“Quarantadue” e “Come la gramigna, siete!”) all’interno della raccolta “I racconti della Scuola di Maratona”. “Faìs” rappresenta, però, il suo romanzo d’esordio e, con questa opera, l’autore dimostra sia le sue ottime doti nell’affrontare una narrazione singolare e competitiva sia le sue conoscenze dei luoghi e dei personaggi del Veneto prima dell’unità d’Italia.