Ida Salvatore Medugno scrive una storia vista tutta dal punto di vista femminile di cinque diversi personaggi. Possiamo trovare Carolina seduta alla sua macchina da cucire, che lavora senza sosta e ricorda con passione e dolore il proprio passato. C’è Rosa che combatte per assicurare ai propri prediletti nipoti un’esistenza accettabile. Scopriamo Agnese, il cui triste destino e la sciagurata scomparsa del padre le impediscono di coronare il suo sogno: cantare. C’è Giulia, che lontana da Napoli, riflette su un mondo che appare marcio e folle. Questi personaggi sembrano delle maschere di una moderna commedia dell’arte, creata appositamente per soddisfare le necessità di un tempo nuovo. Ritornano i codici e i riti di Napoli come: “Godere degli spettacoli che il mare offre ogni giorno coi suoi variabili colori, […] prendere il caffè al bar con un amico, andare a curiosare tra i banchi di vendita del mercatino del giovedì, litigare al tavolo da gioco, godere del calore della casa, scambiare parole con persone garbate ed accoglienti che a Santa Marinella ha avuto la fortuna d’incontrare”. Tutti codici e riti filtrati dall’intelligenza dell’autrice, che li spoglia della loro carica stereotipante. Sono sintetizzati, accennati, riformulati.
L’opera di Ida Salvatore Medugno parla di donne che vivono un terribile periodo storico. Comuni donne fuori dal comune, che riescono, nonostante il mondo, a non rinunciare alla loro capacità di sognare. L’invito è quindi a godere di questo piccolo presepe multisensoriale e metaforico, che non dicendo assolutamente nulla del nostro tempo, ci dice tanto.