Ammalatasi a 33 anni, l’autrice ripercorre in chiave ironica e fantasiosa il suo percorso di malattia e ricovero, spiegando sotto forma di metafora l’approccio e le cure, sia fisiche che dell’anima, ad una grave forma di leucemia fino al trapianto di midollo e al difficile riadattamento una volta uscita dall’ospedale.
“Io e la Lam” (BookSprint Edizioni, 184 pagine, ebook disponibile) è una riflessione sul senso ed il valore della vita giocata in un grottesco dialogo tra le due parti della soggettività intesa in chiave moderna, quella più riflessiva e filosofica in senso lato, e quella che l’autrice definisce “massificata”; un dialogo serrato che avviene dentro un’astronave, metafora dell’ospedale ma anche della possibilità di rivedere schemi e impostazioni fino a quel momento ritenute valide ed universali. La malattia come riscoperta di sé, come evento che porta nuove consapevolezza, nuova forza e cambia le prospettive. Un romanzo ben scritto ma soprattutto ben pensato, in cui si vuole mettere in evidenza il lato potenzialmente costruttivo che ogni evento traumatico porta con sé, piuttosto che insistere su quello tragico e piagnucoloso.
Marta Costantini non si piange addosso, e al lettore lo dice sin da subito. «LAM vuol dire leucemia mieloide acuta o adattamento mentale limitato? La cura prevede un ricovero in ospedale o un viaggio in astronave? Guarire significa aver sperimentato l'efficacia di una terapia o essersi presi cura di sé da un punto di vista filosofico-esistenziale? Come dire, ho avuto la sfiga di ammalarmi a trentatré anni o la fortuna di aver potuto conoscere me stessa e aver fatto i conti con la mia vita? Al lettore la scelta».
Un romanzo ironico, autentico anche quando ci fa salire su un’astronave.