Di male ci parla o meglio dell’assenza del bene, del vuoto generato da tale assenza. L’autore scrive con durezza e senza alcun anelito dottrinale o didattico, con una pragmaticità poetica che ben si addice a quello che è l’uomo dietro lo scrittore.
Daniele Tuzi nasce a Roma nel 1983. Compie studi classici e subito dopo completa la sua formazione con una laurea magistrale in Scienze della comunicazione a Sora. Da sempre sportivo ha praticato durante l’adolescenza vari sport fra cui il pugilato a livello agonistico. Scopre presto la passione per il culturismo e diventa anche sollevatore di potenza. Partecipa, vincendo, a varie competizioni di culturismo ottenendo qualifiche importanti. Ama la musica, il cinema d’autore, la poesia e gli sport più duri specialmente quelli che ebbero la loro origine nel mondo antico greco e romano.
“Il lato malvagio dell’assenza del bene - Evil sadness of goodness” è anche il mezzo con cui l’autore esprime, nude e crude, le proprie opinioni su alcuni temi di attualissimo respiro come il male, l’apparire, la vendetta. Ciò che Daniele Tuzi va a sottolineare è il dualismo esistente fra l’interpretazioni di tali tematiche in senso solamente negativo o prettamente nichilistico (ancora una volta male/assenza di bene). La chiave di volta dell’intera opera è una delle poesie dell’opera stessa “Bifronte”, in cui s’invoca Giano, antichissimo Dio dalla duplice natura: “Se sei con lui donna o uomo,/puoi scegliere quale faccia vuoi che lui mostri,/Ti darà purgatorio e sprazzi di paradiso/o il più terrificante inferno?/Scegli, lui è Giano bifronte e le chiavi che lo spingi a prendere destra per paradiso,/sinistra per inferno,/sono li difronte!”. Proprio questo verso rivela il vero pensiero dell’autore; il male esiste, l’assenza del bene è altra cosa, il vuoto è terrorizzante ma tutto è nelle mani dell’uomo, centro ideale di un sistema antico come la conoscenza umana stessa che però periodicamente dimentica una verità: la scelta è tutto.