Lucy Armero è una giovane donna che ha tre figli e altrettanti gatti. Vive in una piccola casa in riva al mare, uno splendido mare che le ha suggerito tante delle sue parole, tante delle sue storie, un mare che le ha suggerito anche il motto che la sua protagonista Becky segue fedelmente (e forse anche l’autrice?): “La vita è un volo di gabbiano nell’immensità dello spazio e del tempo, è un battito d’ali nell’universo infinito.” La vita è un attimo. “Carpe diem” pare dirci, ma anche che siamo una cosa piccola nell’immenso cielo della vita, come un gabbiano perso fra mare e cielo, ma proprio come un gabbiano, siamo parzialmente consci di ciò e siamo dotati d’ali in grado di sostenerci sulle correnti della vita. Lucy Armero “vola” grazie al suo amore per il teatro, per la musica, per il mare e l’avventura, per i suoi figli e per la natura, per la letteratura, che ha la fortuna d’insegnare.
“Come il volo di un gabbiano” è un’opera giovane, dinamica, fresca. Così la narrazione e le descrizioni sono molto dirette ed evitano inutili pudori che, parlando d’amore, sarebbero supeflui. Becky e Brian sono forti, caparbi, indipendenti e s’incontro per gioco del destino per poi, piano piano, innamorarsi e alla fine perdersi. Rappresentano l’energia e la forza della giovinezza, diventando marionette a prestito della vita. Tramutano il sesso e la passione che fra di loro esplode senza freni in vita in altro, così diverso, così distante. Né più, né meno vita. Fra loro non c’è spazio per la razionalità del mondo o per gli altri ostacoli che la vita pone, non c’è tabù o inibizione, c’è solo una brutale e incontenibile forza magnetica che prende due anime e le sceglie insieme. Oltre tutto, contro ogni cosa.