1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Sono nato in un paesino del nord est (Friuli Venezia Giulia). Terzo di cinque figli, sono cresciuto nel contesto del terremoto del 1970; ho vissuto una vita come tutti con alti e bassi e periodi duri, sempre in competizione per arrivare oltre… Ho iniziato a scrivere forse per solitudine oppure per evadere da un mondo che mi metteva alla prova giorno dopo giorno lasciandomi in ombra.
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Non c'è un momento particolare, come un lampo le mente elabora mentre le parole compaiono su un pezzo di carta, qualunque cosa che si lasci scrivere...
1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
È un insieme di commozioni e nostalgie di ricordi.
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Niente, in quanto parla di avvenimenti A.C. di reale c’è solo il ricordo di grandi uomini che mi hanno onorato della loro amicizia anche essendo io ancora ragazzo in loro confronto e per questo mi sento già fortunato.
3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
È un’opera riassuntiva e anche un poco critica.
1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Sono nato In Calabria ed emigrato per motivi di lavoro a Verona. Mi è sempre piaciuto cimentarmi sin da giovane nella scrittura di poesie, ma adesso, ad età matura, mi piace farlo soprattutto per raccontare. Non mi ritengo uno scrittore, ma semplicemente un appassionato di poesia. Sono comunque contro tutte quelle accuse di destrutturazione dell'arte poetica che viene spesso imputata a molti autori ed editori contemporanei da parte di certa critica letteraria: in una ben nota raccolta di poesie di Tranströmer (premio Nobel per la letteratura del 2011) si può evincere dalle recensioni scritte come in realtà la poesia possa essere un significante per il lettore che vuole riconoscevi contenuti propri.
La giovane Penelope vive un’infanzia difficile ma, allo stesso tempo ricca di elementi straordinari; il romanzo “Avorio per Penelope” ne narra le principali tappe con un tocco di leggerezza che ha la capacità di avvolgere la storia in un’aura di fantastico. Giulia Tertulliani è l’autrice del libro che è pubblicato dalla giovane casa editrice Booksprint Edizioni, ed è disponibile sia in versione cartacea che in quella e-book.
1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
La scrittura per me è una grande salvezza, mi conforta nel dolore e partecipa con passione alle mie gioie. Direi che è un'amica a cui si può raccontare tutto, quindi mi da grandi sensazioni di libertà.
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
La mia vita è sempre presente nei mie romanzi, ma è un esserci e un non esserci nel senso che mi ritrovo in ogni personaggio, ma nello specifico in nessuno. Ogni caratterizzazione anche quelle negative ha qualcosa di me perché semplicemente materializza le potenzialità che tutti noi potremmo avere.
1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Ho imparato a leggere e scrivere a cinque anni. Da subito ho amato le parole scritte che traducevano le mie emozioni. Ieri come oggi è l'impulso del momento che diventa necessità impellente di mettere a fuoco i miei sentimenti e di trasformarli in versi. Tutto questo mi dà un senso di pace immediato. È una sensazione bellissima.
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Posso dire che il libro praticamente rappresenta la mia vita. Tutto quello che mi accade intorno lascia una impronta, sia in positivo che in negativo. Quell'impronta si trasforma in poesia.
Sullo sfondo delle vicende storiche che investirono Napoli alla fine del XVIII secolo, si sviluppa l’appassionate romanzo ideato da Giovanni Battista Maese, “A Napoli è sempre estate”. Il libro, pubblicato dalla casa editrice BookSprint Edizioni, offre ai lettori una sorta di tour virtuale della città partenopea che si rivela agli occhi attoniti di un rampollo di un’antica casata napoletana vissuto ed educato in Inghilterra secondo lo spirito di una formazione illuministica predestinata dal padre.
1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Scrivere è qualcosa che ho sempre saputo fare, che mi è sempre venuto naturale. È un approdo a cui ricorro quando avverto l’instabilità della mia esistenza. Le emozioni che provo quando scrivo sono sempre contrastanti e finiscono per appartenere ai personaggi delle mie storie.
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Trattandosi, ovviamente, di una storia ambientata in un’altra epoca, ciò che si può intendere per presenza della propria vita reale nel romanzo non può che essere rappresentata dalla convinzione, che alimenta l’intera narrazione, di una continuità storica ed antropologica esistente tra la Napoli che ho descritto nel romanzo e quella contemporanea.
Un raccolta di pensieri che parte dal presupposto che la nostra vera mamma è la terra, la natura e non Maria, la madre di Gesù come vogliono far credere le religioni. Armando Robertazzi nel suo nuovo libro “La nostra mamma vera”, affronta un argomento delicato ma allo stesso tempo molto interessante come quello dei dogmi, del rapporto stato-chiesa e della modernità. Il libro, pubblicato dalla casa editrice BookSprint Edizioni, è disponibile sia nella classica veste della brossura cartacea, che nel moderno formato elettronico dell’e-book.
La depressione è il male oscuro del nostro secolo che ogni anno colpisce sempre più persone; conoscerla e saperla affrontare con consapevolezza e maturità è la strada migliore per poterlo sconfiggere. Evelyn Gigli, nella sua autobiografia “Senza più paura di perdermi”, si racconta ai suoi lettori, descrivendo tutte le fasi della malattia che per 10 anni le ha reso la vita difficile. Il libro è pubblicato dalla casa editrice BookSprint Edizioni ed è fruibile sia in formato cartaceo, che in quello e-book.