Intere tribù, famiglie, popoli si riunivano attorno al focolare per ascoltare ciò che aveva da dire il capo, che ad ogni calar delle tenebre aveva sempre in serbo qualche storia da narrare. Il cantore, il griot del villaggio, era capace, attraverso il racconto, di aprire universi paralleli, mondi alternativi, onde trasportare le menti e i cuori degli ascoltatori, con l'unico scopo di portarli a vivere un'esperienza emozionale ed emozionante, e, senz'altro, educativa. Ancora oggi si dice che "quando muore un anziano è come se bruciasse una biblioteca", parafrasando lo scrittore africano Amadou Hampaté Ba.
Poi arrivarono i Sumeri e, con essi, la scrittura. Non è certo che siano stati realmente loro gli inventori della scrittura, essendoci prove archeologiche che segnalano la presenza di testi egizi, iscrizioni su ceramica nella valle dell'Indo e la scrittura su terracotta dei popoli del Danubio ben precedenti agli ideogrammi sumeri, ma è sicuro che nei secoli la forma scritta si è sviluppata, portando l'uomo nell'era del progresso e, dopo molti secoli, dei primi libri. La scrittura ha trasformato, pian piano, il mondo della letteratura, mutuando l'esperienza del racconto dalla dimensione comune allo spazio individuale, rompendo gli antichi legami tra le persone e incrinando una situazione che, andando oltre la massima "verba volant, scripta manent", di fatto aveva permesso alle tradizioni e alle storie di tramandarsi nei secoli.
Ma da sola, la scrittura, non bastava, non è mai bastata, perché l'essere umano è, prima di tutto, essere parlante. Per questo, nonostante l'invenzione della stampa, con Gutemberg, il successo dei giullari di corte, i cosiddetti cantastorie, è andato avanti ben oltre il Medioevo.
Il calore che si genera dalla lettura di una favola di una madre al proprio bambino, la poesia che emerge dalle note di una nonna che racconta al nipote la sua vita di fronte al camino acceso, il piacere che si genera dalle parole di un buon comiziante, la gioia nell'ascoltare la filastrocca di Natale interpretata dal piccolo della famiglia sono fatti che la scrittura non potrà mai cancellare, non riuscendo a ricopiare serialmente timbro, colore e tono della voce, che arricchiscono il discorso oltre la parola stessa, rendendo unico e non più ripetitivo l'atto narrativo.
Per questo, oggi, dopo il passaggio dalla tradizione orale alla tradizione scritta, c'è un ritorno all'oralità, che molti definiscono "oralitura": la lettura basata sulla scrittura. È la necessità di ritrovare nuovamente il piacere della trasmissione verbale delle storie e dei fatti, che passa anche attraverso l'evoluzione dei libri. Il libro si trasforma, evolve, mutua nel tempo, ed è questo il motivo per cui ci si sta addentrando sempre di più nell'era degli audiolibri, i libri parlati. Come dice l'attore di prosa Carlo Carini «l'audiolibro non è altro che un supporto tecnologico moderno che ripropone un'abitudine di ascolto che viene dal passato.»
Gli audiolibri incontrano le esigenze non solo di coloro che, come gli ipovedenti o ciechi, hanno bisogno di un supporto diverso per "leggere", o di chi, come quelli che fanno jogging, vogliono coniugare sport e letteratura, ma anche di tutte le persone che hanno voglia di riscoprire l'esperienza folgorante della parola ascoltata, perché non si legge solo con gli occhi, ma anche con le orecchie.