Alcuni memorabili inizi sono andati ben oltre il loro compito. Hanno trasceso lo spazio del testo per entrare nella storia della letteratura. Vediamone qualcuno.
In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio. Questo era in principio presso Dio e compito del monaco fedele sarebbe ripetere ogni giorno con salmodiante umiltà l’unico immodificabile evento di cui si possa asserire l’incontrovertibile verità.
Queste righe escono dalla penna di Umberto Eco: inizia così Il nome della rosa. Le prime parole riecheggiano la Genesi; successivamente poche pennellate danno corpo alla vita claustrale, con i suoi dogmi e le sue azioni ripetitive. Missione compiuta: un pugno di lettere e già siamo dentro un mondo, vediamo quel mondo muoversi e passeggiamo in silenzio tra i monaci.
Ecco Henry Miller, con l’attacco di Tropico del Cancro:
Abito a villa Borghese. Non un granello di polvere, non una sedia fuori posto. Siamo soli, e siamo morti.[…] Ci saranno ancora calamità, ancora morte, disperazione. Non c'è il minimo indizio di cambiamento. Il cancro del tempo ci divora. I nostri eroi si sono uccisi, o s'uccidono. Protagonista, dunque, non è il Tempo, ma l'Atemporalità. Dobbiamo metterci al passo, passo serrato, verso la prigione della morte. Non c'è scampo. Non cambierà stagione.
C’è ben poco da aggiungere. Atmosfera dissacrante, inquietudini di un mondo che precipita verso l’abisso della Seconda Guerra Mondiale, la tragedia dell’Uomo che si ripete oltre il gorgo del Tempo. E un uomo, solo, che scrive tra le macerie.
Chiudiamo con Gabriel García Márquez:
Molti anni dopo, di fronte al plotone di esecuzione, il colonnello Aureliano Buendia si sarebbe ricordato di quel remoto pomeriggio in cui suo padre lo aveva condotto a conoscere il ghiaccio. […] Il mondo era così recente, che molte cose erano prive di nome, e per citarle bisognava indicarle col dito.
Si apre così la vicenda dei Buendia in Cent’anni di solitudine. Mentre la storia ha inizio siamo già proiettati in avanti, faccia a faccia con una schiera di fucili carichi; ma in un istante ci ritroviamo in un’epoca preverbale, attraversata da forze innominabili.
Scrittori emergenti e aspiranti di tutte le età, prendete esempio.