È nella bellezza del ricordo, che ingentilisce l’amara consapevolezza della lontananza, che l’autrice rivive attimi e luoghi a lei cari. È nella genuinità di un tempo scandito dai ritmi della natura che gli abitanti del borgo, e quindi anche Rosa bambina, conducono la loro esistenza.
Il borgo è quello di Altavilla Silentina, “cameo degli Alburni” precisa l’autrice in una delle sue poesie attraverso cui il lettore trova l’occasione di approfondire la conoscenza del villaggio natale della più rinomata Costanza.
La nostalgia verso uno stare liberi al mondo, privo delle ormai consuete alienazioni tecnologiche, spinge l’autrice ad un certosino esercizio di recupero mnemonico.
La fierezza di Rosa sta anche nell’appartenere per adozione ad un’altra terra, altrettanto orgogliosa delle sue incantevoli meraviglie. L’omaggio alla Basilicata prende corpo in versi che con delicata passione inneggiano alla ricca storia di una porzione della bella Italia.
Ma il viaggio non è solo nella geografia dei ricordi e della storia; esso prosegue anche in certi eventi d’attualità che, al pari di un dardo acuminato, hanno trafitto con violenza la tenera sensibilità dell’autrice.
La buona composizione di tutte le opere e l’utilizzo di un linguaggio chiaro manifestano il costante allenamento all’arte poetica e consentono ai lettori di ogni livello un avvicinamento verso un genere letterario purtroppo poco goduto ma tanto amato da Rosa Caruso.
«Il suo apprezzamento/ alimenta, ancora oggi,/ la mia passione.»