Tante le passioni che hanno attraversato la sua esistenza, al punto che Michele ha dovuto ammettere che «l’unica cosa che non ha mai abbandonato è la curiosità per tutto ciò che è vita». Oggi continua a scrivere, a suonare la sua armonica blues, ad amare la vita.
Il titolo di copertina nasce da una riflessione ben precisa. «Lo staccio è uno strumento usato per filtrare la sabbia, e alla fine resta la parte più sottile. La vita può essere concentrata in poche emozioni. I giorni che davvero viviamo sono pochi, uno a settimana, uno al mese, forse. Lo staccio filtra la vita; restano i momenti belli, quelli da ricordare. “Stacci di vita” è la parte più sottile di una vita, è il suo distillato, è l’essenza».
Questo libro, questo bicchiere di essenza, presenta una struttura originale a partire dai titoli dei vari componimenti. Eccone un esempio: «Ed il Walkin’ Blues si lasciò assecondare. Partii, ma viaggiando si scoprono nuovi piccoli universi paralleli».
È lo stesso Citro a spiegare che «nessuno è un vero titolo. Sono degli incipit, è come se fosse una tela che si lega in un percorso, una sorta di piccolo romanzo. Tu parti così, con il walkin’ blues, metti le scarpe e cominci a camminare, senza sapere cosa incontrerai».
E può anche accadere che «A volte, di notte, perso tra boccali di birra, sei assalito dalle Sirene, dal loro canto mistico. Si aprono nuove porte a cui affacciarsi».
Tutto ha avuto inizio così, è questo il titolo della poesia che apre la raccolta: «Ho attraversato mari di ghiaccio e montagne di sale, \ giorni bagnati e serpenti volanti, \ formiche giganti con soldati romani, \ aerei abbattuti e puttane spogliate \ ma nei miei occhi, nelle mie narici \ ho potuto vedere solo il profumo delle tue mani, \ il colore dei tuoi capelli, \ il sapore agre delle tue gambe, \ il profilo scoperto del tuo seno \ ma ancora non ti ho trovata, \ ancora non ti ho liberata. \ Quando un giorno riuscirò a svegliarmi \ da questo sonno che non vuole destarsi, \ solo allora con te vicino \ potrò dire di essere vivo, \ di essere nato, \contento di essere morto.»
Con questi versi Michele racconta il momento in cui si è acceso il fuoco: la fine di un amore, l’inizio della scrittura.
E il viaggio si chiude con le Riflessioni di un uomo brillo: «Sento la testa scoppiare. È tanto, troppo alcool nelle vene. A volte è una necessità. Quelle notti in cui ti senti solo, solo come un verme. Cos’è che manca? Consumato l’appello, la vita rigurgita il tuo nome».