Nata a Napoli, Maria Capuano è attualmente in pensione, ma sin da giovane è appassionata di letteratura e teatro, tanto da produrre diversi testi teatrali sia in lingua che in vernacolo, per i quali è, oltre che autrice, anche regista e attrice. Apprezzata dal pubblico e dalla critica per le sue opere originali e divertenti, con sullo sfondo sempre la storia napoletana e la napoletanità, con questo romanzo ripercorre la vita avventurosa e sognata di una lontana parente, da cui si è sempre sentita attratta.
Maria Cristina, infatti, dopo il matrimonio, si trova a scontrarsi con le signore della nobiltà siracusana, che non apprezzano né le sue origini popolane, né la scelta di sposare un uomo molto più vecchio. Talmente anziano da non riuscire ad appagarne i sensi, così Maria Cristina, sempre alla ricerca di emozioni forti e di avventure appassionate, ma comunque innamorata di Antonino, appena può tradisce suo marito con una serie di scappatelle amorose, come quella con Peppino, un giovane anarchico conosciuto a Napoli, o con un giovane ingegnere incontrato durante le vacanze estive al mare.
Non avendo figli dal matrimonio, la coppia decide di adottare la piccola Santa. Poco dopo Antonino Farro viene a mancare e per Maria Cristina e sua figlia la vita non sarà sempre piacevole, ma la donna, forte del proprio passato, riuscirà a condurre una vita eccentrica e irriverente, oltre le insoddisfazioni, fino all’ultimo, quando, dopo la sua morte, ne viene letto il testamento tanto atteso dai parenti che la chiamavano “zia signora”.
Un finale da commedia napoletana, divertente e paradossale, per un romanzo appassionante sia per la storia della protagonista, che per gli excursus storici che ne fanno da contorno: le due guerre mondiali, il referendum per la Repubblica, gli anni della DC, le diseguaglianze sociali, le differenze tra nord e sud e la condizione della donna che cambia nel Novecento. 260 pagine da non perdere, per rivivere la peculiare quotidianità di quei tempi e di quei luoghi.