«La guerra era finita, o almeno si sperava, e la possibilità di un ritorno a casa sembrava imminente. Nella testa dei ragazzi cominciavano a mulinare progetti per il futuro: riprendere il lavoro, una nuova attività, l’università, il matrimonio.»
L’armistizio dell’8 settembre 1943 accende, nei cuori dei tanti giovani chiamati al servizio delle armi, la luce di nuove speranze e nuovi spiragli possibili. Tante pagine sono state dedicate al clima di grande fermento successivo a quel momento di concitata euforia, ma la peculiarità del romanzo di Giulio Rebecchi consta nel suo indugiare, con moderato garbo, nel grumo di sentimenti e paure dei nostri giovani connazionali. L’incertezza psicologica delle vite già provate dall’orrore della guerra genera un profondo senso di smarrimento che si traduce in uno sbandamento delle azioni, delle decisioni. Oltraggiati dalle offese della guerra, tutti, civili e militari, reagiscono alle nuove contingenze e, con particolare riferimento alle azioni di tre giovani italiani ed un tedesco, l’autore si sofferma nella descrizione della forza con cui, nel caos post bellico, ciascuno di essi cerchi il modo per risanare le ferite, non solo fisiche, della guerra.
La voglia di libertà limitata dalla paura della prigionia, l’agognato ritorno nelle proprie abitazioni ed il dramma delle perdite subite si mescola al calore delle relazioni umane che nascono e si consumano nel dramma.
Dal racconto di chi quei momenti li ha vissuti in prima persona, Giulio Rebecchi trae ispirazione per la stesura di questo romanzo che, con fine indagine psicologica, si spinge fin dentro gli stati d’animo dei protagonisti. Libro di straordinaria levatura stilistica e tematica.