Giuseppe Caputo scrive un libro per ragazzi, che risulta godibilissimo anche per chi ha qualche anno di più ed è alla ricerca di un fantasy ben scritto e che si fa leggere con curiosità. L’opera si presenta con una trama lineare e scorrevole che non sacrifica la psicologia dei personaggi, né la profondità di campo dello scritto. La dimostrazione è Samfora stessa, che a causa del dono di poter leggere l’anima delle persone è emarginata ed apostrofata, da bambini e adulti, come “piccola strega”. Questo ed altri temi “pesanti”, crudi e a volte spietati, entrano nel mondo di fantasia dell’autore in maniera soffusa e delicata, ma non esautorati di quella schietta verità che li rende esemplari e moraleggianti.
La storia di Samfora non vede una conclusione in questo libro dal finale apertissimo. La decisione di pensarlo non concluso e “work in progress”, ha permesso a Giuseppe Caputo di dosare bene i tempi della narrazione equilibrandoli sulla misura giusta per goderne appieno. Non ci resta altro che immergerci nelle terre di Faira insieme alla “portatrice del segno” e invitare tutti coloro che, di sogno, sono perennemente affamati.