È lo stesso autore a specificare qual è il centro introno a cui si articola il saggio: «Io mi sono interessato di politica, e di un area ben precisa. È quella che risale al nostro Risorgimento, che ha portato all’Unità d’Italia, dal versante del repubblicanesimo mazziniano». Renato Traquandi, attivo in campo politico sin da quando aveva vent’anni, si avvicina alla scrittura proprio grazie alla militanza. «Quando iniziai a impegnarmi in prima persona, ho aderito all’Unione Democratica per la Nuova Repubblica, che era un movimento presidenzialista. Oltre a ricoprire degli incarichi a livello nazionale, ho cominciato anche a scrivere articoli di fondo sui nostri giornali. Parlavo di politica, costume, attualità storia».
Il lavoro per la stesura di “Cento foglie di edera” è stato febbrile, e ha comportato un importante lavoro di ricerca intorno ai grandi personaggi della storia italiana. «Ci sono dei personaggi di grandissimo spessore, nemmeno lontanamente paragonabili allo squallore che vediamo ogni giorno». Ma lo scopo di Traquandi «non è fare dietrologia, ma ritrovare la retta via. Perché se una persona si vuole impegnare in politica, deve avere determinati requisiti. A governare ci devono andare persone qualificate». Appuntamento a sabato, dunque, per affrontare questi e altri temi, più che mai d’attualità.