Pensato e costruito in appena due giorni, Luca Olivetti Morganti e Maria Rita Castellani hanno poi impiegato un anno e mezzo circa per mettere nero su bianco le proprie esperienze di vita. Intellettuale romano studioso di filosofia e teologia lui, laureata in pedagogia, perugina doc e madre di cinque figli lei, condividono negli anni l’esperienza di missionari. Maria Rita in Messico, Luca Olivetti Morganti in Colombia per quattro anni e mezzo.
Un convento francescano in Colombia diventa lo scenario intorno al quale si muovono le drammatiche vite di diversi personaggi, ma soprattutto di Josè, bambino abbandonato al suo destino dopo aver trascorso gli anni della sua infanzia con una famiglia perversa e violenta. Josè è uno dei “figli”, le migliaia di rifugiati, poveri e malati che vivono in Colombia e non solo, vittime di soprusi e violenze che sono il frutto di un sistema corrotto e malato, come può essere quello giudiziario dello stato sudamericano. E poi ci sono i “vivi”, i frati, una giovane infermiera e un poeta italiano che incarnano le persone eroiche, i missionari credenti e non credenti che si dedicano agli altri. Coloro che danno una speranza di un futuro migliore.
“I figli dei vivi”, un romanzo scritto sapientemente a quattro mani per diffondere il valore cristiano della carità e per tornare alle origini della vita cristiana, un dare non per ricevere, ma che è esso stesso ricevere. Un libro per coloro che sono ancora alla ricerca del senso della vita, per rendersi conto che ogni vita è preziosa, come lo sono le stagioni della vita. Ogni attimo è utile e al contempo buono per dare qualcosa a qualcuno. Per aiutare chi ha bisogno, per salvare chi è in difficoltà. Per dare una speranza.