Un racconto intenso e vero, un susseguirsi di episodi, viaggi, sofferenze, tradimenti e gioie per raccontare quello che gran parte degli emigranti ha affrontato nel corso del suo girovagare. Continui trasferimenti, nostalgia per la patria, voglia di riscattare il proprio nome per dare anche un futuro ai figli. La separazione da parte della famiglia. Il ringraziamento al paese ospitante.
Nazmi Cucala è nato in Kosovo il 10 ottobre del 1963, dove è riuscito a formarsi una famiglia grazie al lavoro che svolgeva. Ma poi la crisi politico-economica dell’ex Jugoslavia l’ha obbligato a dirigersi altrove e Nazmi, con la moglie e i figli, è partito verso la terra tedesca che l’ha ospitato per sei lunghi anni. Ritornato poi finalmente a casa sua, non ha nemmeno avuto il tempo di disfare le valigie che è scoppiata la guerra. Altro viaggio della speranza, altro peregrinare verso una meta che non arriva. L’impossibilità di tornare in Germania a causa del visto, la separazione dai figli che invece, in nero, sono riusciti a passare i confini. Ungheria, Polonia, Ucraina, fino a trovare finalmente la nuova casa in Italia nel 2000.
Nazmi ha lottato, Nazmi è stato tradito, Nazmi ha vissuto con la paura di trovarsi da un momento all’altro una pistola davanti, Nazmi ha sofferto la separazione dei figli. Ma Nazmi ha anche gioito. Ora ha una famiglia felice, i suoi bambini sono cresciuti e gli hanno regalato dei nipotini. Ora Nazmi ha trovato la pace. Ma questo libro lo ha scritto per non dimenticare, per dare sfogo alla propria condizione, per non cancellare dalla memoria sua e di un popolo intero le vane speranze di quegli anni nomadi e le difficoltà di un emigrante.