Erika Argenziano scopre la poesia tardi nella sua vita e la scopre come dono. È infatti nel 2013 che ne scrive una per suo marito; è la prima poesia della sua vita. Dopo è impossibile fermarsi. Ogni emozione, per quanto triste o capace di ferire, è accolta dall’autrice, metabolizzata e ributtata fuori in forma di parola, perché; “non bisogna aver paura di vivere”. Ed Erika non ha paura, non più.
Non c’è solo l’amore dentro le pagine di “Benvenute emozioni”. C’è un sagace spirito di osservazione dei nostri tempi, che rende Erika Argenziano capace di andare oltre lo schermo dell’autoanalisi o il mero compiacimento stilistico/concettuale. C’è la critica ad un mondo dove si fa una foto quasi esclusivamente per essere testimonianza “facebook” della nostra esistenza, c’è il dolore, che filtra dall’enorme atto d’amore che questo libro dimostra d’essere. C’è che: “la mia poesia spera di arrivare, insomma, di arrivare e di non far sentire soli”. L’autrice pensa che la poesia debba essere nuovamente di tutti, oltre la complessità stilistico-terminologica che il mondo artistico contemporaneo pare possedere sopra ogni cosa. Lo fa pescando a piene mani alle origini della poesia, probabilmente della stessa umanità, prende il vecchio e lo scrive senza banalità, senza banalità scrive Amore.
Chi ha detto che nel 2013 l’amore è demodè?