La storia ruota attorno alla fuga di una famiglia e di un ristretto gruppo di amici, che dovranno «combattere contro l’ultima devastante follia dell’uomo. Una lotta per la sopravvivenza alla ricerca di una salvezza che forse non esiste più…».
Roberto Giordano, classe 1979, si definisce indagatore dell’Io, ed è dotato di un talento poliedrico. Attore, regista, batterista rock, creatore di giochi di ruolo, l’autore di “In attesa dell’alba” si rifà ai grandi classici della letteratura; tra i suoi punti di riferimento troviamo Poe, Lovecraft e Kafka. Ma è egli stesso a precisare che «Il suo stile accattivante non si identifica con l’horror tradizionale, ma affianca l’avventura, il fantasy moderno, il thriller-poliziesco, l’apocalittico-catastrofico, unendo a volte interessanti risvolti mistici, dando vita così a un genere del tutto nuovo: l’ “horror-pulp”»
Nelle pagine del romanzo, lo scrittore esplora il lato oscuro dell’uomo. «Il male a cui io mi riferisco, appartiene alla natura di ognuno di noi… È quello che abbiamo nella nostra mente civilizzata, nel nostro ego, nella NOSTRA concezione della realtà circostante». Roberto Giordano guarda al mondo con la consapevolezza che c’è solo un filo sottile a tenere insieme il tessuto sociale. Se questo filo dovesse per qualche ragione spezzarsi, le conseguenze sarebbero terribili. «È questo quello che siamo noi. Ognuno di noi. Potenziali mostri vestiti da preti […]. Provate a eliminare da un giorno con l’altro la forza pubblica, l’informazione, e la certezza di giungere vivi al giorno dopo… Vedrete quale sarà il risultato, in una società in cui la parola “civiltà”, non è altro che una fragile patina di carta velina su strati e strati di rocce appuntite e taglienti, rappresentate dalla follia del falso perbenismo e dell’ipocrisia di massa…»