Mirko nasce dopo solo 23 settimane di gestazione da una gravidanza non semplice; le paure per lui sono al massimo, perché Annalisa e Daniele, suo marito, conoscono i gravi rischi a cui va incontro la loro piccola creatura che, senza mai arrendersi, ha combattuto per vivere.
«Ebbene erano le 19.45 del 30 novembre 2009 quando il sacco scoppiò e il mio bambino fu pronto per venire alla luce; saltò anche il cesareo, stava decidendo tutto il mio guerriero… mi portarono immediatamente in sala parto, dove venni circondata da una decina di persone pronte ad assistere quella creatura che con tutta se stessa voleva venire al mondo, ero sola… » La nascita in questo caso non è il vertice della gioia, ma l’inizio di un percorso di tormenti e paure: il prezioso fagottino di Annalisa e Daniele pesa appena 596 grammi, le visite mediche, i controlli, le terapie che si succedono sono faticose per Mirko e devastanti per mamma e papà. Un senso di impotenza si affaccia nel cuore dei nuovi genitori e si trasforma in rabbia che si aggiunge alla disperazione per le condizioni cliniche di Mirko. Ma il piccolo guerriero non ha mai cessato di lottare e la sua grinta è stata premiata: oggi è un bambino felice, è un bambino sano.
Uno spaccato di vita vissuta che Annalisa decide di riportare in un libro che racconta la sua storia e la storia di altre mamme che hanno affrontato la medesima esperienza. La scrittura in questo caso è auto terapia, un modo per abbandonare, senza dimenticare, la tragedia di ciò che è passato. Auto terapia che sconfina nella generosità: la scrittrice non dissimula i suoi reali sentimenti, anche quelli negativi, e offre ai lettori (soprattutto a quelli coinvolti nel mondo della prematurità) una speranza per procedere, uno scoglio per salvarsi.