Intenerisce fino alla commozione la sensibilità con cui Chiara Bodrato si accosta, e fa accostare il lettore, alla figura di una donna di così grande valore. Rosa è mostrata nella sua quotidianità, nel profondo legame che a Breslavia vive con i componenti della sua famiglia e con Elli, l'amica fidata. La bella semplicità che la contraddistingue la fa sentire vicina anche a chi, a distanza di tempo, sia incuriosito dalla sua personalità. Storicamente le vicende si inquadrano in quel cupo periodo di trionfo dell'ideologia nazista, svolta determinante nelle vicende di tantissimi ebrei. Come la sorella Edith, anche Rosa abbandona la fede ebraica a favore di quella cattolica, ma se il percorso mistico di Edith è segnato nelle fonti storiche, di quello di Rosa non resta traccia. La maestria di Chiara Bodrato sta proprio nell'aver cercato di rendere a parole i sentimenti, i dubbi che accompagnano un sì grande cammino di fede. «Voleva essere di Dio e avrebbe affrontato qualsiasi difficoltà pur di immergersi in lui. Era pronta a tutto. Fuori del Carmelo, Rosa stava percorrendo gli stessi sentieri in modo diverso perché era un'altra persona. Non poteva parlare di queste su esperienze interiori con i suoi familiari. Non avrebbero capito e si sarebbero addolorati».
È con Dio che Rosa sfoga le proprie perplessità, riesce a trovare conforto nell'intimo interloquire con Lui, e nelle sue preghiere chiede, quando le contingenze storiche precipitano, la forza di vincere la paura del presente. Ma Rosa ed Edith sono destinate a subire la stessa sventura del popolo a cui appartengono e le loro vite terrestri terminano nelle camere a gas del campo di Auschwitz-Birkenau. La storia di Rosa, seppure romanzata, appassiona e consente al lettore di penetrare nell'anima di una donna eccezionale e poco conosciuta.