È giusto farsi giustizia da sé? Sarà una buona cosa? Per Mauro Capriotti, il protagonista di “Iustitia. Memorie di un giovane omicida seriale”, non c’è altra via che quella di eliminare i “malvagi” per soddisfare e appagare quel bisogno di bene che lo pervade sin da quando, a Milano, era nel grembo materno sotto le bombe distruttive inglesi in piena Seconda Guerra Mondiale. Non importa che questi siano il nonno, il fratello, alcune insegnanti del liceo o una suora. Sette vittime, ma la pulizia etnica del male non è ancora finita.
“Fra le mie cose scovai un piccolo album da disegno, mai profanato, sui fogli del quale ritrassi nonno Adalberto, mio fratello Lino, Suor Mattea e, sotto il loro ritratto, con tanto di firma, scrissi la data del decesso e, a caratteri cubitali: GIUSTIZIA È FATTA!”.
Dall’abile e estrosa penna di Maurizio Caprara, classe 1943 e milanese Doc, anche se trapiantato ad Imperia dove trascorre una vita da pensionato felice, arriva un giallo dal sapore agrodolce, dove l’identificazione col serial killer è inevitabile per chi, troppo spesso, assiste a fatti di cronaca e sentenze giudiziarie ritenute ingiuste o sbagliate. Una storia scritta in prima persona (fino ai 17 anni è una biografia) e con un forte potenziale catartico, che ben si adatta ai giorni d’oggi dove il senso di giustizia è troppe volte tirato in ballo ma poco accompagna le scelte di chi ha il potere.
Un romanzo edito dalla BookSprint Edizioni e disponibile, nelle sue 292 pagine ricche di suspense e riflessioni socio-psicologiche di gran rilevanza, anche in formato digitale per appagare tutti i gusti dei lettori che sicuramente rimarranno colpiti da una storia attuale, moderna, verosimile, raccontata in modo sublime da chi, nella giustizia, ha riposto gran parte della propria vita.