In un periodo che abbraccia gli anni del secondo dopoguerra fino al fatidico ’69, anni non solo di rinascita civile e ideologica, ma anche di lotte sindacali per tutelare quei diritti che la Costituzione sanciva, ma che una società ancora arretrata ancora non garantiva. Non solo un romanzo autobiografico quindi, ma anche una vera e propria testimonianza storica sulla recente condizione italiana attraverso una scrittura vivace e coinvolgente che trasporterà i lettori in un’epoca che può sembrare ormai passata, ma che in fin dei conti non lo è poi così tanto.
I riferimenti alla società attuale sono, infatti, forti e chiari così come risulta ancora più evidente l’invito dell’autore al non abbandonare la strada delle rivendicazioni dei diritti che spesso ancora oggi sono disattesi e calpestati perché nonostante tutte le difficili battaglie che la sua generazione, quella degli anni ’50, ha compiuto, al giorno d’oggi sembrano ripresentarsi gli stessi problemi di allora.
Opera storica ma al contempo attualissima, quindi, quello di Pippo Carrubba che ha voluto riportare gran parte della sua esperienza e formazione politica che inizia dalla calda Sicilia espandendosi fino alla lontana Liguria, nella speranza di lavoro e di una vita migliore, in un trentennio di grandi trasformazioni e mutamenti. Una lettura dal grande impatto emotivo, un vero e proprio grido di allarme per tener vive le coscienze di tutti.
Dello stesso autore, appartengono anche: “Tempi di Cicoria amara nel XX secolo”, “Contro le Brigate Rosse e contro questo Stato”, “La Fincantieri? No! Il cassintegrato e il ministro” e “Lettera al direttore”.