Massimo Fiorio è un trentaduenne di Vercelli che ama da sempre scrivere e disegnare. Scrivere per l’autore è sempre stato un pretesto per esplorare nuovi e sconosciuti universi, per crearli addirittura. Questi immaginifici sogni gli hanno tenuto compagnia nei lunghi periodi che ha dovuto passare in ospedale da bambino. È proprio in questa precaria situazione che nasce la voglia dell’autore di condividere questi sogni lucidi con i piccoli degenti dell’ospedale, rendere loro gli stessi mondi. Da quello splendido desiderio infantile nasce tutto il resto. Pubblica tre libri di fiabe dal 1996 al 2000 fino ad arrivare a “Le sete vite del gatto”, sua prima opera rivolta ad un pubblico anche adulto.
L’opera dell’autore in realtà si svela come una fiaba moderna a tinte noir. Tematiche a volte dure e mai banali, s’intrecciano con una serie di personaggi molto ben caratterizzati e in qualche maniera legati fra di loro. Luxyfer, demonio che ha perso il suo status demoniaco e che decide di diventare detective, Flyse, una “maghis” in cerca di vendetta accompagnata da Hunter Dragon, la sua guardia del corpo non morta, Bret Cooper, misterioso burocrate esoterico, Ulbik Sonedarl, pifferaio dei sogni alla ricerca del suo eterno e tormentato amore e la piccola Nyz la fata bianca. Ognuno di questi personaggi, a ben vedere, è come se fosse una sfaccettatura dello stesso grande disegno e sono proprio le grandi differenze che passano fra di loro che li rendono unici.
Sette protagonisti, sette oggetti a loro legati, sette storie, sette vite e un gatto. Questi sono gli ingredienti del cocktail sapientemente miscelato da Massimo Fiorio e che danno vita ad un libro che ci promette tante riflessioni sulla vita e che produce tali riflessioni osservando mondi fantastici, inesistenti ma così simili al nostro. Una cosa è sicura: dopo averlo letto, non guarderete più un gatto con gli stessi occhi.