Di questo e delle assurdità che il nostro ordinamento giuridico e le nostre istituzioni ancora tutelano parla Lucia Esposito nel suo nuovo romanzo "Il silenzio spezzato" (BookSprint Edizioni), in lizza per la vittoria finale al concorso letterario Casa Sanremo Writers2014. 314 pagine per affrontare la questione, per mettere in risalto ancora le tante cose che non vanno, le ingiustizie non sanate e le difficoltà nel riuscire a impedire qualsiasi espressione di violenza nei confronti delle donne.
La trama. Non sempre le famiglie che sembrano normali lo sono davvero e speso celano, dietro la banale e apparentemente tranquilla quotidianità, qualcosa di mostruoso che è difficile anche da raccontare. La famiglia della protagonista di questa storia nasconde, infatti, un'inaudita e assurda escalation di violenza. È il padre, il maschio alfa, che esercita la sua supremazia, dettata dalla forza bruta, nei confronti di tutti i componenti, figli inclusi. Violenza che fa si che l'equilibrio fisiologico, psichico e fisico di tutto l'ambito familiare sia messo a dura prova per molti anni, alla mercé dell'esaltazione estrema e feroce dell'uomo e della sua presunta superiorità.
Ma Lucia Esposito parla anche dell'inefficienza del sistema giuridico italiano nella tutela delle vittime di violenza di genere. Troppo spesso, un insieme di norme a garanzia dell'accusato, impedisce alla vittima di prendere coraggio e farsi avanti, di raccontare la verità e, anche quando finalmente questa trova la forza di farlo, inizia un procedimento lungo e difficile, in cui la stessa sanità mentale della donna viene messa in dubbio. Si finisce così che da vittima si diventa carnefici o, più spesso, malati, incapaci di comprendere il vero senso delle cose. Si viene privati dei più cari affetti, del lavoro, si viene isolati e ci si trova non più soli contro il violento, ma anche contro un'intera società, ancora legata alla logica retrograda del maschilismo.
È questa la denuncia che l'autrice fa nel suo libro. Una storia di vita che da personale si fa universale, al di fuori dello spazio e del tempo, per dare modo ai soggetti in campo di determinare al meglio le condizioni ideali per estirpare i problemi che impediscono la risoluzione totale della violenza contro le donne. Un racconto dalla tematica più che mai attuale nell'Italia di oggi.
Lucia Esposito è nata a Napoli, dove tuttora vive. Diplomata all'istituto Genovesi, dove ha conseguito la maturità classica, si è iscritta all'università Federico II in Giurisprudenza, ottenendo con ottimi risultati la laurea. Dopo alcuni anni di gavetta e di concorsi, è diventata avvocato civilista, ma la sua strada è quella dell'insegnamento. È infatti professoressa di diritto ed economia politica in diverse scuole superiori statali della città partenopea. A partire dall'ottobre del 2003, però, una serie di eventi tragici ha causato la distruzione del suo nucleo familiare e, dopo alcuni anni di difficile accettazione della cosa, ha iniziato a esorcizzare il suo dramma scrivendo. Una produzione letteraria fiorente e fervida che, partita nel 2011, a tutt'oggi ha portato l'autrice a completare ben cinque romanzi, quasi tutti incentrati sul tema della violenza familiare sulle donne. Stiamo parlando di "Io non sono pazza", "Storia di Enza", "Via dell'Abbondanza", "Il silenzio spezzato" e del suo ultimo lavoro "La donna delle Magnolie" (che rappresenta un punto di svolta avendo carattere decisamente più erotico-comico).
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