Il romanzo di Elisabetta Pucci, ci trasporta in luoghi e tempi lontani, ma ancora così profondamente sentiti. Scritto sotto forma di diario personale, questo lungo racconto è la narrazione quasi quotidiana del percorso che vede un giovane finanziere italiano, consegnato con l’inganno agli ufficiali tedeschi insieme ai suoi compagni la sera della firma dell’armistizio con gli alleati, l’8 settembre 1943. Il tradimento del capitano della sua squadra li relega su squallidi vagoni merci, sui quali, dopo giorni e giorni di viaggio, vengono condotti ai lavori forzati nei campi della Germania. Il freddo, la fame, le violenze subite e le malattie debilitanti e mortali rendono l’esperienza un vero calvario. Uomini e Donne vengono trasfigurati dal dolore, abbrutiti dalle percosse, devastati dalla carenza di cibo. Disperazione e miseria sembrano essere l’unico destino possibile in un mondo delimitato dal filo spinato.
Momenti di sollievo dal quotidiano tormento sono offerti da uomini tedeschi onesti e puri di cuore che prelevano dal campo i prigionieri per destinarli a lavori esterni, nelle loro case e nelle loro fabbriche, dove non saranno trattati alla stregua di bestie, ma spesso accolti e perfino rifocillati. Nei gesti di queste persone, nella loro bontà, c’è tutto il valore di un’Umanità pronta a riscattarsi, di un mondo stanco di una guerra inutile e fratricida, che guarda alla solidarietà come a uno spiraglio di luce in tanto, profondo buio. Dopo ventidue lunghi mesi di prigionia, però la sofferenza non è ancora finita. Il racconto conserva i suoi colpi finali nelle ultime pagine, quando il lieto fine sembra scontato e finalmente guadagnato. L’implacabile destino non risparmia sofferenze e pene a questo giovane uomo, distrutto nell’anima e nel corpo. La Guerra, ormai finita, gli ha strappato via pezzi indelebili di Vita, persone e affetti insostituibili, ma i suoi ricordi e le sue parole rappresenteranno per sempre un monito alle generazioni future, perché la Storia insegni, invece di ripetere i suoi errori. Questo il messaggio che il libro racchiude, sapientemente intrecciato tra le vicende dall’autrice, una scrittrice toscana che da anni si occupa di storie accadute nel periodo fascista e di vicende che si sono sviluppate negli anni della Seconda Guerra Mondiale, affinché non si perda il ricordo di un periodo fondamentale della nostra Era, segnato da odio, paura e privazione della libertà, per rimembrare all’uomo moderno che questo cielo limpido è la conquista che nasce dal sangue e dalle lacrime di chi non c’è più.
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