Mi riferisco ai successi come, ad esempio, quelli della trilogia delle sfumature oppure al libro di Melissa P. (“100 colpi di spazzola”), nonché ai tanti ricettari di cuochi televisivi e simili.
Tutte opere che di certo non hanno interessato la simpatia della critica, ma che altrettanto certamente hanno garantito la sopravvivenza di molte librerie e del fenomeno editoriale stesso, con picchi di vendite molto alti.
Libri che sono stati, quindi, apprezzati dal pubblico, voluti dagli editori, ma bocciati dagli esperti.
Chi ha ragione? Chi, tra i tre soggetti dell’editoria mondiale, può vantare il diritto/onere di asserire se un libro è buono o non merita di essere chiamato come tale?
Per quanto riguarda gli editori, il loro ruolo era, è e resterà fondamentale perché rappresentano il filtro tra ciò che è un semplice manoscritto e che resterà chiuso, come un sogno, nel cassetto e ciò che invece potrà arrivare sul mercato e tra le mani dei lettori. Il loro compito è dunque gravoso, ma necessario, per evitare spiacevoli esperienze ai lettori.
Sono molti, invece, i casi, anche al di fuori della letteratura, in cui i critici sono stati spesso contestati. Basta ricordare i “fallimenti” musicali (se così vogliamo chiamarli) di Vasco Rossi, Mia Martini, Zucchero e quanti altri al Festival di Sanremo. Giunti ultimi o comunque non vincitori con capolavori della musica italiana, e che poi hanno sbancato alle vendite non con un solo album, non con un solo pezzo, ma con decine di brani e canzoni che hanno senz’altro migliorato il livello qualitativo della nostra musica.
Allora, dunque, non è la critica che può valutare il livello di un’opera? Sembrerebbe di no, ma di certo, se esistono degli esperti, è sempre giusto affidarsi ai loro consiglio. Tanto poi, si sa, l’abbaglio è dietro l’angolo… e i gusti sono gusti.
Resta valida, ad ogni modo, la strada che porta a dire che “il pubblico è sovrano”, perché alla fine va avanti e viene premiato chi riesce a fare colpo davvero sulle persone, chi arriva alla loro anima e… al loro portafoglio, sbancando il botteghino.