Nato e cresciuto a Ovodda, nel centro della Sardegna, dove tuttora risiede, Augusto Cuccui sin da piccolo si è interessato di letteratura, soffermandosi principalmente sui testi che riguardano la storia dell’800 della propria terra. Una storia ricca di fatti e misfatti, ai più ignoti, che lo hanno talmente colpito da spingere l’autore a decidere di riportare a galla, con una serie di pubblicazioni in cui le date, i nomi e gli avvenimenti reali si intrecciano con le narrazioni frutto dell’estro e dell’inventiva, la realtà.
“A scuola di vita” (106 pagine) è un’interessante e drammatica biografia, scritta con umiltà, garbo e scorrevolezza. Il libro presenta la vicenda di Salvatore, per tutti Tore, operaio edile sardo ridotto in carrozzina a causa di un incidente sul lavoro. Da quel momento in poi, per lui e la sua famiglia, la vita cambia drasticamente e inizia una grande sfida, un percorso difficile e intimo per accettare la sua condizione e porsi da esempio per chi, come lui, si trova nella stessa situazione. Un esempio di forza, carattere e coraggio, dal valore universale, per continuare a vivere con dignità nonostante tutto.
“La stagione dei corvi bianchi” (230 pagine), l’ultima fatica di Augusto Cuccui, è invece un romanzo a carattere storico scritto con un italiano quasi arcaico e ricco di ricadute dialettali. Ambientato nella Sardegna del 1400, segue le disavventure di Santoru, un pastore che, diventato avvocato grazie all’aiuto di un frate e dei suoi libri, si pone a difesa dei più deboli contro l’arroganza dei potenti. Quando il frate muore, questi volumi spariscono e l’unica a sapere dove siano, la moglie di Santoru, si ammala diventando incapace di comunicare. Nei sogni di Santoru cominciano a comparire dei corvi bianchi e nella realtà non riesce più, privo della conoscenza necessaria, a difendere nemmeno se stesso, tanto da essere accusato dai signorotti del luogo di essere un bestemmiatore. Quando capisce che per lui non c’è più niente da fare, intravede nel suicidio l’unica soluzione possibile…