È una domenica mattina e lacrime di pioggia – quasi uno strano presagio – scendono dal cielo; quella mattina resterà impressa per sempre nel cuore di Rina e di tutta la sua famiglia: Daniele, il dolcissimo figlio ventiduenne, muore a causa di un incidente stradale.
Annientata dalla disperazione, Rina si lascia sopraffare dalla sofferenza per giorni, settimane, finché non avviene un fatto che cambierà radicalmente la sua esistenza, portandole il necessario conforto. Da donna di fede, Rina affida l’anima di suo figlio alla grazia di Colei che ha cullato Nostro Signore, istituendo d’ora in avanti un colloquio intimo ed intenso con la Madre Celeste.
Il libro riporta in forma epistolare il dialogo tra due maternità: quella umana e quella divina.
È come se le pagine del libro, arricchite dalle immagini di Giulia Grappone e testimonianza dei dialoghi interiori dell’autrice, costituissero l’anello di congiunzione tra due mondi paralleli, il terreno e quello ultraterreno. Mamma Rina, facendosi guidare dai sussurri di una voce interiore, ricomincia a vivere il suo ruolo di madre, e così, in un legame nuovo, trasformato, ritrova suo figlio.
Dapprima intimorita ma poi consapevole del grande dono offertole dalla misericordia divina, Rina decide di condividere la bellezza di questo prodigio con chiunque abbia vissuto, o stia vivendo, la medesima esperienza. La sorpresa e la timidezza iniziale lasciano, dopo un lungo riflettere, campo libero alla decisione che la porta oggi ad essere coraggiosa testimone di un fatto straordinario. Generosamente Rina Berardo coinvolge i lettori del libro nel suo nuovo cammino, illuminato dalla grande Luce, ed invita ciascuno di noi all’ascolto attento della voce dell’anima.
«Lo Spirito Santo, questo meraviglioso compagno nella nostra vita, è pronto a farsi luce e guida del nostro cammino, se soltanto lo invochiamo e lo preghiamo di starci accanto, nostra fortezza e nostra roccia.»