I bombardamenti che diventano fuochi artificiali sono il massimo esempio di come la sensibilità poetica dell’autrice riesca a filtrare il male del mondo, non ignorandolo o cancellandolo, ma solo migliorandone l’esperienza percettiva stessa.
La vita dell’autrice entra prepotentemente nella propria produzione artistica e ci arriva attraverso le parole della sua opera. Nasce a Gemona del Friuli sul finire della seconda guerra mondiale. È curiosa e giocosa passa l’infanzia felice che merita ogni bambina o bambino e lo riesce a fare nonostante il terribile periodo del dopoguerra. Studia nel proprio paese si sposa e si trasferisce a Livorno con il proprio marito. La famiglia si allarga fino ad include tre figli, tre nipoti e due nuore. Per la famiglia e per le proprie radici inizia a scrivere “solo” quindici anni fa. Inizia perché si trova sempre più raramente con la propria famiglia al completo e vuole onorare questi rari incontri. Ancora una volta uno splendido gesto d’amore.
Bisogna vedere ogni singola poesia di Diana Tomadini come un gesto d’amore disinteressato e puro, ma anche come una porta per l’universo di esperienze e sentimenti dell’autrice. Ogni singola poesia si carica del peso di una vita, un peso “sostenibile” perché la vita è difficile, ma anche bellissima. Ogni lirica è una dichiarazione d’amore verso qualcosa, qualcuno, verso la natura, verso le persone care. Così si palesa la naturale inclinazione artistica dell’autrice: la condivisione.
Ciò che si legge di Diana Tomadini in realtà si legge di noi. Siamo tutti al cospetto di quelle sensazioni, di quelle emozioni e non possiamo fare altro che contemplarne l’universalità. “Bolle di vita” è un eccellente conferma di come siamo tutti simili e in qualche modo connessi, è il racconto di tanti frammenti di vita, della nostra e di una ragazzina con gli occhi spalancati e sognanti al cospetto di bellissimi, scuri, atipici, fuochi d’artificio.