Vincenzo Siervo, detto Enzo, è nato infatti nel capoluogo partenopeo il 18 novembre del 1927 in una della vie più importanti del centro storico cittadino. Innamorato sin da piccolino della sua Napoli, ha sempre nascosto dietro il sorriso e l’apparente allegria un’indole da poeta malinconico e tormentato, capace di realizzare versi e rime dal forte impatto emotivo e romantico. Molti dei quali dedicati a Anna, sua moglie e amica di tutta una vita, e ai suoi tre figli: Carmela, Dina e Massimo. Trasferita tutta la famiglia, alle soglie del Duemila, a Como, Vincenzo Siervo riuscirà a vedere Napoli per l’ultima volta un anno dopo, lasciando in Campania il suo cuore e i suoi pensieri, volatili tra i luoghi e i profumi di una terra che piangerà la sua scomparsa il 17 febbraio del 2011.
“Napule, passione mia si tu – Suonne ‘e penzier” è quindi la volontà dei suoi figli e soprattutto di Mila di ricordare il padre e l’attaccamento alla sua terra, cercando di colmare così il vuoto che la sua morte ha lasciato. Poesie sull’amore, sull’amicizia, sull’affetto e sui tempi che passano, quasi tutte corredate da uno scatto fotografico che riprende attimi di una vita vissuta impossibile da dimenticare, così come per Mila impossibile è dimenticare i momenti in cui Anna recitava quelle liriche scritte per lei, la vera musa ispiratrice di Vincenzo.
Un piccolo libro, di 100 pagine, per dare il giusto valore ad un grande lavoratore, amante dei sentimenti, un uomo affezionato alla famiglia e alle suo origini, che ha sempre cercato di portare alto il nome di Napoli, cha ha sempre provato a lasciare negli altri un bel ritorno di sé e che teneva alle cose davvero importanti della vita, trasportando su un foglio bianco e nei versi il suo modo di vivere, le sue credenze, il suo essere romantico d’altri tempi.