È ciò che accade al protagonista di “La stanza cremisi”, il romanzo d’esordio di Fabio Celeghin Zara, pubblicato per i tipi di BookSprint Edizioni e disponibile sia nel classico formato cartaceo che nella versione digitale.
Nato a Conegliano, in provincia di Treviso, il 7 giugno del 1981, il giovane autore, appassionato di teatro, di cinema, di calcio e della lingua spagnola, si diploma nel 2001 all’Istituto Tecnico per il Turismo Francesco da Collo, nella sua città d’origine.
“La stanza cremisi” è la sua prima opera, scritta con ingegno e grande originalità. Un viaggio nel paradosso, nella mente umana, alla scoperta dei limiti fisici dell’essere umano e dell’impossibilità di venirsi incontro pur essendo così vicini.
Un uomo e una donna, bloccati in uno strano edificio, senza la chiave per uscire e con l’impossibilità di incontrarsi. Né finestre, né grate, solo un corridoio infinito e circolare, che torna su se stesso e a quella dannata porta. Divisi da una parete di mattoni, da un muro surreale, da una soglia che conduce verso le ambiziose strade dei ricordi. Ogni tentativo di fuggire, di entrare o uscire da quella stanza maledetta, è un tuffo nelle memorie: frastagliati episodi che appartengono all’inconscio e al passato, tutti accumunati dall’insensatezza delle azioni e dall’infondatezza del momento.
Che cos’è realmente quella stanza rossa? Perché i due si ritrovano in quel luogo? Cosa e chi li ha portati lì? Qual è il vero gioco? Di chi è la mente perversa che li costringe a parlarsi senza riuscire mai ad incontrarsi? E perché davanti gli occhi passano proprio quelle immagini, quei ricordi di tanti anni prima, che non sembrano avere nessun legame con la prigione rossa nella quale si trovano?
Fabio Celeghin Zara regala al pubblico 210 pagine ricche di suspense, di adrenalina, di nostalgia, di claustrofobia per l’impossibilità di venire fuori da quella situazione, di uscire a respirare la realtà. Capitolo dopo capitolo il lettore si immedesima sempre più nel protagonista, bloccato nella stanza cremisi e circondato dal niente dal colore rosso. Un climax ascendente, di ricordi e azioni, che culmina con la raccapricciante morte di un bambino, investito accidentalmente, e la disumana cattiveria dell’essere umano.