È un evento luttuoso a segnare per sempre la vita del protagonista del romanzo che narra i fatti in prima persona. Il trauma si insinua nella mente e nel cuore del bambino testimone della tragedia, e il trascorrere del tempo non cancella la crudele immagine di morte che si imprime indelebilmente nei suoi occhi. «Tutti si raggrupparono, tremando, dentro il corso d’acqua che scorreva verso la fer-rovia. Il rumore degli aerei si faceva più forte e rabbioso. Con boati assordanti caddero le prime bombe sulla vicina stazione ferroviaria. Le donne incominciarono a strillare e a pregare, i bambini a tremare.» In un crescendo di suoni e di ombre che oscurano il cielo la sciagura si avvicina alle limpide e genuine vite degli uomini di campagna. Qui, tra la fratellanza dell’organizzazione comunitaria della famiglia patriarcale, trascorreva tranquilla la vita della sua famiglia. Il dolore spezza ma non annienta il piccolo testimone che, con coraggio e tanta forza, cercherà di superare, talvolta con esito poco felice, la forte frattura emotiva, i cui sintomi cominciano presto a manifestarsi. Ma la caparbietà è grande ed il bambino diventa un ragazzo assetato di conoscenza e soprattutto di vita.
La lettura diventerà il suo rifugio, strumento di evasione nelle vite dei personaggi che animano le letture occasionali, tanto da diventare egli stesso, ormai adulto, scrittore. Se nell’esercizio della lettura ha tratto occasione di analisi e di difesa dalla mostruosità della paura, è nell’esercizio della scrittura che trova modo di dare parola alla memoria. Carlo, nella doppia veste di protagonista e scrittore del romanzo, con un affettuoso lirismo recupera la bellezza della vita tra i monti d’Abruzzo. Utilizzando un riferimento dell’importante filosofo della sua terra, Giuseppe Capograssi, si sofferma con dolcezza nella descrizione delle campagne abruzzesi, un tempo animate dal vociare degli uomini impegnati nei lavori nei campi e popolate dalla numerose famiglie contadine.
Se Carlo Angeloni trova nella scrittura la sua ancora di salvezza, il lettore trova nella prosa lirica del suo romanzo la sincera confessione di un uomo che, attraverso la rievocazione del passato, consente di capire il dramma di tutti quelli, la maggior parte, che della guerra ne subiscono il peso.