Tommaso Merlo comincia la stesura del suo libro mentre è impegnato in una missione in Libano. La scrittura comincia quindi sul campo e questo giustifica l’abbondanza di elementi che raccontano nel dettaglio le circostanze vissute ed affrontate, tali da consentire al lettore di avvicinarsi e calarsi completamente nel contesto narrato. La magistrale abilità descrittiva di Tommaso Merlo incrementa la capacità di immedesimazione del fruitore del libro. La povertà, la disperazione e la miseria sono i parametri entro cui misurarsi, e sono soprattutto le calamità che flagellano le popolazioni gravemente indebolite dalle guerre o dalle catastrofi naturali. La missione in Bam, in Libano, presso il Sahara (in Darfur) e a Kabul sono solo una minima parte del lungo e vario peregrinare intorno al mondo di Tommaso, amministratore e manager di organizzazioni non governative e agenzie ONU. Nella descrizione delle condizioni tragiche a cui le popolazioni locali sono costrette c’è un richiamo, da parte dell’autore, ai sentimenti di fratellanza e solidarietà che lo hanno spinto - ormai molti anni fa - a compiere una così radicale scelta di vita. Parte fondamentale del testo sono le pagine in cui Tommaso effettua, con la sensibilità che lo caratterizza, un coinvolgente resoconto socio-antropologico delle popolazioni delle terre visitate, della forte sinergia che scaturisce dall’incontro con la diversità di chiunque assuma un atteggiamento di apertura e accoglienza.
Il testo di Tommaso Merlo è dunque la preziosa testimonianza di quale grande contributo sia, per gli abitanti dei più sfortunati angoli del mondo, l’operare delle organizzazioni umanitarie, capaci di fornire aiuto dove impera la devastazione.