Il suo primo romanzo vede protagonista Loderingo de' Andalò' ed è ambientato nella seconda metà del 13° secolo. Antonio Carbonesi viene assassinato a tradimento. Inizia l'indagine di Loderingo, anche cugino di Antonio Carbonesi, volta a scoprire chi si fosse macchiato di tale omicidio. Il libro s'intitola “Giallo Borghese Antico” e riscuote un discreto successo di pubblico. “Un giallo di periferia” è il seguito di questa storia, anche se narra le vicende dei discendenti di Loderingo e si svolge sette secoli dopo. Loderingo tornerà dalla morte per mostrarsi a Eugenio Salviati, suo discendente, e per guidarlo nella risoluzione di un misterioso omicidio.
La trama è solida e riserva varie sorprese. Il modus scrivendi denota una forte cultura classica e una predisposizione all'utilizzo plurimo di vari codici e sottocodici linguistici. Un esempio su tutti è il linguaggio che l'autore riserva alla figura di Loderingo che si presenta a Eugenio dicendo: “Appellomi Loderingo, della casata degli Andalò, discendenti da nobili, reggitori di cittade e castella”. Crea un linguaggio ispirato a quello del 13° secolo ma modernizzandolo quel tanto che basta a renderlo comprensibile, lasciando immutata al contempo tutta la suggestione che ci si aspetta dall'eloquio di un cavaliere nato e vissuto nel 1200. I personaggi sono psicologicamente profondi e interagiscono fra di loro in maniera molto naturale muovendosi in una serie di ambienti realistici e suggestivi. “Un giallo di periferia” è un giallo dallo stile narrativo classico e con una storia appassionante, ed è la più palese dimostrazione d'amore di Roberto Saguatti per la scrittura.