«Papà, andiamo a vivere tutti in un’altra città e qui non torneremo mai più?» gli chiesi un pomeriggio mentre, soli, avvolti da un forte odore di terra bagnata, ci stavamo riparando sotto una tettoia di eternit da uno dei rari temporali che avvenivano in Sicilia».
Salvatore ha tredici anni quando suo padre gli comunica la decisione di volersi allontanare dalla Sicilia; il trasferimento alla volta di Livorno coinvolge tutta la famiglia, e Salvatore vive con inquietudine il distacco dalla sua terra. La stessa inquietudine a cui suo padre Ciccio vuole sfuggire per via dei ripetuti e sottili ricatti che la mafia perpetua, secondo un'antica consuetudine, ai danni di coloro che aspirano ad un avanzamento sociale limpido e privo di sotterfugi. Il primo impatto con la nuova realtà destabilizza il giovane Salvatore il quale si trova, nel pieno degli anni '60, catapultato in una dimensione profondamente diversa dalla sua: Livorno è vivace, esuberante e questo accentua la ritrosia di un adolescente dalla natura introversa; contribuisce al suo relazionarsi in modo conflittuale coi coetanei, anche per via delle sue origini “terrone”.
Ma è nello sviluppo della narrazione che i contorni di Salvatore di definiscono, la sua personalità coraggiosa e onesta emerge dal fondo delle vicende intricate e poco chiare di cui il padre cade vittima. La mafia, infatti, in un gioco di ramificazioni, e nonostante la partenza di Ciccio e della sua famiglia verso la città toscana, riesce a coinvolgerli loro malgrado in un traffico illecito. La denuncia di Salvatore alla forze dell'ordine segna un doppio passaggio nella vita del protagonista: in un clima di liberazione, Salvatore cessa di essere ragazzino per assumere la maturità e la consapevolezza di un uomo adulto, e nello stesso tempo cessano le vessazioni di un'organizzazione che, a distanza, ha perpetrato la sua malvagità.
Con un ritmo sostenuto il lettore di questa biografia romanzata è spinto ad una riflessione sulle analogie tra passato e presente: in quali forme esiste oggi la “questione meridionale”? E soprattutto ci si chiarisce su quanto sia inutile aggirare il problema se, ovunque siamo, non troviamo il coraggio di affrontarlo.