Non è un caso sporadico, durante la lettura “Humor spay”, imbattersi in temi, immagini o parole che potrebbero risultare – ad un primo impatto – troppo dirette; in quest’uso potrebbe celarsi la volontà dell’autore di colpire il lettore con la forza delle parole e delle immagini. L’umorismo imperante, e l’uso di termini espliciti riferiti a situazioni del quotidiano, sono elementi che indicano una doppia finalità: la prima è quella di far sì che tra lettore ed autore non vi sia nessun tipo di distanza, la seconda invece è quella di porre in essere un atteggiamento quasi di “sfida” con la realtà. Come se con questo libro si volesse esorcizzare ogni aspetto della vita reale, Gianfranco Manunza si muove in questa direzione utilizzando come espediente lo strumento linguistico.
Anche i luoghi comuni con Gianfranco Manunza si vestono di originalità. I giochi fonici presenti nel testo, oltre a dilettare il lettore per gli effetti che egli riesce ad ottenere, rivelano la sua provenienza geografica: il suo essere sardo si trasforma in una sorta di “licenza poetica”, perché “Humor spray” è una raccolta di testi scritti in diverse forme, non solo narrativa e non solo poesia. Il suo modo di giocare con le parole riesce a produrre ilarità e buonumore in coloro che leggono, così che questo libro si definisce adatto a chi ha voglia di trascorrere del tempo in leggerezza. Una leggerezza che va oltre la semplice superficialità, perché ogni riferimento trova un oggettivo riscontro nella concretezza della realtà.