4. Perché è nata la sua opera?
"Zedneh" nasce dall'esigenza di ribadire concetti vecchi come Matusalemme. Però difronte a certi fondamentalismi in cui il fanatismo la fa da padrone, a quanto pare necessita ricordare che spetta a Dio che ci ha dato la vita, levarcela. Chi non ha capito questo è un falso profeta.
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Tantissimo, sebbene in apparenza fossi avulso dalla realtà. In apparenza però, dato che con la televisione, i telefonini, i computers etc. Oggi ciò diventa impossibile, a meno che non si vada a vivere in una lontana foresta, lontana dal contesto civile.
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Per me che non sono uno scrittore realista o verista che dir si voglia, è un'evasione dalla realtà. Un'evasione con messaggio però, come in "Zedneh".
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
In "Zedneh" c'è moltissimo di me. Ma qui dovrei scrivere della mia vita privata e ciò non mi va. Benché sia vero che ciascuno ha una vita che si può raccontare ed una segreta, io faccio eccezione.
8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?
Certo: Dio e la fede il Lui.
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Ai miei amici. Loro l'hanno apprezzato enormemente. Spero avvenga lo stesso col pubblico.
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’e-book?
Non so. Dovrei avere vent'anni e non ottanta per dare una risposta obiettiva.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Anche qui non saprei. Accipicchia! E' così bello leggere il cartaceo, perché vogliamo privarci anche di questo piacere?