L'opera, che si compone di 238 pagine ricche di emozioni, di tristezza, di richiami storici dettagliati e che ancora una volta mostrano la crudeltà e la barbarie di un'intera nazione nei confronti degli ebrei e dei più deboli, ricostruisce le vicende di un bambino, Josef, che è frutto della fantasia dell'autore, ma potrebbe benissimo esser vissuto negli anni a cavallo della Seconda Guerra Mondiale.
Josef è un bimbo autistico di quasi dieci anni che, negli anni Trenta, ha grosse difficoltà nell'apprendimento. A scuola viene deriso dai compagni e sgridato dalla maestra, anche perché a quei tempi l'autismo non era difeso come oggi, a casa subisce lo scherno e la rabbia del padre contro di lui e le sue "mancanze". Josef vive però nel suo mondo, con Fischio, Treno, Grugnitus e Pappone che sono i suoi manovratori, che lo conducono in rifugi dolci e sicuri, per cui Josef non comprende le contraddizioni della vita.
Rinchiuso in un centro di correzione, anche qui subisce i rimbrotti e le punizioni, ma la famiglia dei Richter vorrebbe ospitarlo. Purtroppo per lui, però, quell'epoca non è facile e nessuno ha modo di salvare il suo destino, che tragicamente è legato a doppio filo con il treno della sua fantasia.
Giuseppe Rossi manipola con sagacia questa triste storia, che affronta il tema delle violenze e della durezza del nazismo nei confronti dei più deboli, un mondo terribile che non ha spazio per chi è diverso, ebreo oppure semplicemente autistico. Difficoltà della vita che lo stesso autore ha vissuto, a modo suo, attraversando un percorso che egli stesso definisce tribolato, ma che lo ha portato oggi ad essere quello che è e a regalare ai suoi lettori una storia intensa che affronta un argomento sicuramente d'impatto.