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BookSprint Edizioni Blog

Martedì, 31 Ottobre 2017 15:45

Intervista all'autore - Gabriele Lino Verrina

1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova? Per me scrivere è un'immensa gioia, perché posso esprimere, senza infingimenti e senza inganni, il libero pensiero, i miei sogni di giustizia, gli ideali e i valori spirituali in cui ho sempre creduto e che ho cercato di realizzare, per quarant'anni, come magistrato. 2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro? Com'è facilmente evincibile dalla lettura del titolo del libro ("Come costruire la pace per la salvezza dell'umanità"), la mia vita di uomo e di magistrato è stata caratterizzata dall'irrefrenabile desiderio di rendere i valori costituzionali una palpitante realtà nel lungo e faticoso cammino dell'eguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge e della difesa dei diritti inviolabili degli uomini, tra i quali è indubbiamente prioritario il diritto alla pace tra le Nazioni per evitare la distruttività umana in un'epoca di follia e di disarmo nucleare.
1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova? Scrivere vuol dire dar libero spazio alla fantasia e a reminiscenze di vita vissuta; i due momenti, fondendosi, danno vita al racconto che, man mano che si sviluppa, ti prende fino a farti immedesimare e quindi a vivere la vicenda narrata. 2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro? Molto, in percentuale potrei dire il 75%. 3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera. Per non ripetermi rimando al punto 1. Alcuni episodi, che non avevo mai vissuto, narrandoli li ho vissuti ripotandone emozioni vere.
Lunedì, 30 Ottobre 2017 14:55

Il corridoio del Vescovo

Una famiglia frantumata in tanti piccoli pezzi e densa di oscuri segreti, destini amaramente incrociati, orrore e violenza da parte di un uomo che di umano ha ben poco. “Il corridoio del vescovo”, il primo romanzo dell’autrice Stefani Tassi, è pronto a travolgere il grande pubblico con il suo thriller che lascerà tutti con il fiato sospeso fino all’ultima pagina. Edito dalla BookSprint Edizioni, il testo è disponibile sia nella versione cartacea che in quella digitale. 
Lunedì, 30 Ottobre 2017 14:45

Intervista all'autore - Stefania Tassi

1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova? All'inizio, provo un senso di "potere": posso dare vita a personaggi, vicende e luoghi che sono nella mia mente e aspettano soltanto la mia penna per manifestarsi. È emozionante vedere come prendono forma e si staccano autonomamente dalla mia volontà mostrandomi così la loro natura. Divenuti esseri reali, sono artefici degli eventi e il mio "potere" è loro succube. So di poter cambiare il loro destino in qualunque capitolo, ma ho talmente umanizzato il loro carattere da riuscire soltanto a seguire le loro inclinazioni. Mi sento parte del loro mondo. 2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro? Nel libro c'è molto della mia vita reale: persone, luoghi e vicende. Non saprei scrivere qualcosa di cui non conosco niente, non potrei trasmettere le emozioni che provo senza un fondamento di verità.
Lunedì, 30 Ottobre 2017 12:20

Progetto "C.M.V. - XY"

Due uomini senza più lavoro, la città di Gerusalemme, un salto indietro nel tempo e un’equipe di archeologi destinati ad un’eccezionale scoperta, daranno vita ad una storia come poche, il cui mistero e fascino sono stati racchiusi dall’autore, Donato Bleve, già nel titolo: Progetto “C.M.V. – XY”.
Lunedì, 30 Ottobre 2017 11:12

Intervista all'autore - Donato Bleve

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore? Sono pugliese di nascita (nato a Tricase nel 1968) e trevigiano di adozione. Sono stato quattro anni in marina militare, poi operaio in vari settori e attualmente gestisco un edicola-tabacchi a Santa Lucia di Piave (TV). Sinceramente non mi considero uno scrittore. Mi piace solo buttar giù le idee quando mi vengono e successivamente intrecciare una trama. 2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura? Sul lavoro, tra un cliente e l'altro.
Sabato, 28 Ottobre 2017 11:47

Intervista all'autore - Achille Signorile

1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova? Scrivere è un dialogo con se stessi e con un popolo immaginario di ascoltatori. Quando rileggo le pagine da me scritte, se le trovo ben fatte e capaci di accendere sentimenti, emozioni, ricordi, esperienze e anche speranze, mi commuovo e mi dico che val la pena continuare. 2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro? Molto. Il racconto “Abbiamo fatto tutto” è totalmente autobiografico. Ma anche “Più grave di un infanticidio” riflette una vicenda vissuta con particolare partecipazione. Io non credo che uno scrittore possa fare a meno di attingere alla propria vita reale situazioni e passioni: non avrebbe pathos, altrimenti e non potrebbe trasmetterlo agli altri.
Venerdì, 27 Ottobre 2017 16:05

Intervista all'autore - Maria Saracino

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore? Sono nata a Torino, vissuta a Torino per quanto riguarda l'infanzia, gli studi, la carriera presso un'importante ditta metalmeccanica, svolgendo il lavoro di segretaria di direzione. Questo però non doveva essere il mio lavoro. Mi diplomai stilista di moda, vista la mia insita inclinazione al disegno, bozzetti e fantasia. Il mio lavoro, nello specifico doveva integrarsi nell'arte letteraria. Sino da piccola, sui banchi di scuola, e qui parlo delle scuole elementari, saltavo gli intervalli di colazione e merenda, per me era fondamentale scrivere, sempre e comunque ovunque fossi. In tutta la mia vita ho sempre scritto e continuo a farlo, novelle, poesie ne avrò oltre mille, alcune catalogate alcune no, essendo troppe. Sono ispirata sempre, per esempio "una semplice foglia che cade in autunno cullata dal vento, fino a raggiungere la madre terra per il suo "ultimo viaggio"". Scrivo tutti i giorni. Amo l'arte in tutte le sue forme. Scrivere è nel mio DNA, dipingo quadri ad olio, disegni a china, figurini di moda, mi diletto nelle sculture, il canto, e dulcis in fundo applico anche l'arte in cucina. Non ho deciso io di diventare scrittrice, lo ha deciso la vita, quella stessa vita che mi conduce, la gente che mi legge e mi sprona ad andare avanti in questo meraviglioso mondo letterario.
Venerdì, 27 Ottobre 2017 15:39

Intervista all'autore - Roberto Zerbini

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore? Sono nato a Camogli, incantevole borgo marinaro ligure, e paese natale di mia madre. Quando avevo sei anni, con i miei genitori, ci siamo trasferiti a Miratoio, delizioso paesino marchigiano, da dove proviene mio padre. Dopo pochi mesi è nata la mia unica sorella. Sono single, divorziato e padre di due bravissimi bambini. Ora vivo a Novafeltria, nell'entroterra riminese. Sono responsabile del magazzino in una ditta che produce cavi elettrici. Ho sempre avuto la passione per la scrittura, però credo che bisogna avere qualcosa da raccontare, per scrivere un libro, così, fino ad ora non avevo mai avuto l'opportunità di farlo. 2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura? Purtroppo, lavorando tutto il giorno, mi rimane solo la sera per dedicarmi alla scrittura. Che fortunatamente attenua, in parte le fatiche quotidiane.
Venerdì, 27 Ottobre 2017 15:26

Intervista all'autore - Silvia Messina

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore? Su due piedi non saprei definirmi secondo linee precise, ma semmai si possa fare un riferimento psicologico, il test della tipologia di Jung (sviluppata da Myers, Briggs, Von Franc e Van Der Hoop) rivela che la mia personalità è quella di mediatore: introversa, intuitiva, sensibile e percettiva. Nella mia vita la psicologia, come scienza, ha influito e influisce in modo particolare tanto quanto la letteratura, insieme alle discipline umanistiche in generale. Ci tengo a specificarlo perché la maggior parte di ciò che scrivo, o in ogni caso l'impostazione con cui scrivo, scaturisce dalla mia formazione umanistica, impregnata di riferimenti sì letterari, ma in larga parte anche psicologici, antropologici, sociologici, pedagogici, filosofici, storici e artistici. Ed è così che la descrizione emozionale si fa sì soggettiva, riferitasi al soggetto e quindi particolare, tuttavia non oggettiva eppure quasi universale, così come lo sono le emozioni. Sono nata e vivo in Lombardia, ma ho origini meridionali. Non mi sento legata particolarmente al luogo in cui vivo, ma posso dire di provare un'accentuata affezione verso la mia nazionalità: ammiro la cultura italiana, vi nutro orgoglio e apprezzo quanto da essa è scaturito. Sin da piccola nutro passione verso la scrittura e ho meditato di trasformare questa passione in una vera e propria professione all'inizio della mia adolescenza, ma negli anni, anche grazie e a causa delle mie esperienze, la mia potenziale decisione è sfumata per dar spazio a una prospettiva più realistica, indirizzata verso le scienze umane (la psicologia, appunto). La scrittura come passione e come mezzo d'espressione artistica, tuttavia, rimarrà sempre una parte fondamentale della mia persona. 2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura? Non c'è un momento preciso; mi dedico alla scrittura quando mi sento ispirata. Scrivo in base a riflessioni interiori stimolate dall'ambiente esterno, dalle mie esperienze: scrivo riflettendo su ciò che leggo, studio, imparo, guardo, sento, che tocco e da cui vengo toccata, se vogliamo; in sintesi, riflettendo sulle realtà che vivo. 3. Il suo autore contemporaneo preferito? Non ne ho uno preferito, perché tendo a riferirmi a molteplici personalità del mondo letterario, ma se proprio debba citarne qualcuno, allora menziono Alessandro Baricco per la prosa e Wisława Szymborska per la poesia; in generale, come genere, apprezzo particolarmente i saggi. 4. Perché è nata la sua opera? La mia opera è una raccolta di poesie scritte da quando ero appena un'adolescente sino a oggi, che l'adolescenza sta volgendo per me al termine; essa è nata dal mio desiderio di ottenere una sorta di riconoscimento culturale (e sociale, se vogliamo), un traguardo, la linea di transizione tra una fase della mia vita giunta al termine (l'adolescenza), a una diversa giunta all'esordio (la prima età adulta). 5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto? In generale il contesto sociale nel quale un individuo si forma è determinante, infatti da esso possono dipendere, ad esempio, i registri linguistici. Nel mio caso, la mia formazione non è avvenuta e non avviene in un contesto sociale particolarmente altolocato, per così dire; eppure, in qualche modo, ho avuto accesso a un repertorio culturale più che modesto: in parte grazie all'agenzia educativa quale la scuola, in parte grazie alle mie attitudini verso le discipline umanistiche e per questo, in conseguenza, grazie al mio interesse verso la letteratura e, più in generale, verso la cultura, intesa sia in senso proprio, sia in senso lato. 6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà? Scrivere è entrambe le cose: scrivo per evadere dalla realtà quando mi va stretta, ma scrivo anche per raccontarla, positivamente o negativamente che sia. 7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto? Di me c'è tanto; anzi, direi proprio ci sia tutto. In ciò che ho scritto ci sono le mie sensazioni, le mie emozioni, i miei sentimenti; c'è la mia personalità, i miei processi mentali, le mie sfere personali: quella fisica, quella affettiva, quella cognitiva e quella sociale. Ci sono io e ci sono gli altri, ma visti dal mio punto di vista. Ci sono i miei valori, per quanto questa società di oggi ne sia ormai perlopiù sprovveduta, e quindi l'amore, l'empatia, la solidarietà, l'onestà, la responsabilità, la bontà, la bellezza, i cui confini separanti gli uni dagli altri non è facile definirli, perché nessuno di essi preclude l'altro. 8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera? Sì, in fondo qualcuno c'è sempre. E se non è qualcuno, è qualcosa. 9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo? In generale, in questi anni, ho raccolto le mie poesie su un blog in rete, ma le ho fatte leggere senz'altro a familiari e conoscenti più stretti. 10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’e-book? In mia opinione, niente potrà sostituire l'odore della carta, la sensazione di tenere un libro tra le mani, poterne manipolare il testo e farlo proprio. Per me no, l'e-book non è il futuro della scrittura; senz'altro non è il mio futuro. 11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro? In merito all'audiolibro posso dire sia senz'altro già più interessante rispetto all'e-book.    

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