«Data la premessa che più concause sono a monte di anoressia e disturbi alimentari» dice il nostro autore, «se non si identificano veramente tutte le cause si rischia di dare un’importanza eccessiva a un aspetto che è concausa, ma che non è fondamentalmente “il colpevole” di tutta la storia. Si rischia di creare colpevolizzazioni che non sono di alcuna utilità operativa». Di qui muove la sua ricerca, che rifugge dal senso comune e si basa sui dati clinici. Infatti, nelle «famiglie in cui c’è un’anoressica vengono alle volte colpevolizzate quando in realtà ognuno all’interno di esse, genitori, figlia, eventuali altri figli, non riesce a comportarsi in modo diverso senza un aiuto specifico ben mirato. Il paradosso è che la colpevolizzazione solitamente aumenta ancora di più il comportamento disfunzionale».
Pur non venendo mai meno al rigore scientifico, Lorenzo Bracco ci porta alla scoperta dei “veri colpevoli” con uno stile narrativo avvincente, da medical serie televisiva, in un percorso di investigazione che porta alla diagnosi. L’intuizione di Bracco arriva per caso, come «la mela sulla testa di Newton». Grazie a un intervento di una sua paziente capisce che il gruppo sanguigno, informazione che spesso neppure compare nelle cartelle cliniche, compare costantemente nei casi di anoressia. «Presi l’abitudine di chiedere a ogni anoressica il gruppo sanguigno suo e della madre. Con mio grande stupore, la risposta era sempre la medesima. Il risultato negli anni è stato il seguente: la caratteristica costante è che la figlia in questione non ha il gruppo sanguigno della propria madre. Ciò mi fu confermato dall’osservazione di famiglie in cui vi erano più figlie. Stesso padre, stessa madre, stesso contesto, una sola anoressica: guarda caso la figlia che non aveva il gruppo sanguigno della madre. La differenza di gruppo sanguigno 0, A, B, AB, sarebbe quindi una concausa necessaria, anche se da sola non sufficiente, per lo scatenamento dell’anoressia».
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