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BookSprint Edizioni Blog

27 Ago
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Intervista all'autore - Arianna Righetti -

Parliamo un po’ di Lei, dove è nata e cresciuta?
Sono nata e ho sempre vissuto a Negrar di Valpolicella, in provincia di Verona. Si tratta di un paese noto dei dintorni per l’ospedale, centro importante per tutta la provincia e per la coltivazione della vite che consente poi la produzione di vino.
Sono cresciuta a stretto contatto con i miei nonni paterni che sono nati qui e lavoravano i campi e con la nonna materna che ha vissuto insieme a noi per tanti anni. Io sono cresciuta in questa cultura contadina, anche se i miei genitori hanno intrapreso poi strade diverse e svolgevano altre professioni, ma la cultura contadina è profondamente legata al territorio e alle persone del mio paese, pone l’attenzione sui ritmi della natura, sul tempo meteorologico, sulle tradizioni del paese e c’è molta solidarietà tra le persone. Qui ci si conosce tutti e ci si aiuta, siamo una famiglia allargata. Questo è stato importante per me, perché io sono cresciuta come figlia unica, pur avendo amici attorno a me che erano i miei vicini di casa.
 
Che libro consiglierebbe di leggere ad un adolescente?
Consiglierei tre tipi di lettura:
• l’albo illustrato Il catalogo dei giorni di Tortolini, Luca - Tieni, Daniela,
• il graphic novel Vite sospese di Isabella di Leo
• il romanzo Il fu Mattia Pascal di Pirandello
 
Cosa pensa della progressiva perdita del libro cartaceo a favore dell’ eBook?
Penso che, se le persone preferiscono questa modalità di fruire il libro, non ci siano problemi. Io non riesco a leggere a video, preferisco di gran lunga il libro cartaceo e amo prendere a prestito i libri in biblioteca, mi piace l’idea di condividere anche fisicamente un libro con altre persone che l’hanno letto prima di me o che lo leggeranno dopo.
 
La scrittura è un colpo di fulmine o un amore ponderato?
La scrittura è un’attività che mi ha accompagnato fin da piccola. Tutto è nato però dall’ascolto delle fiabe. Mia mamma mi faceva ascoltare spesso i dischi con le fiabe registrate (le classiche: Cappuccetto rosso, Biancaneve, i tre Porcellini etc.) e poi crescendo mi prendeva i Racconta Storie, audiocassette con attori che leggevano storie, accompagnate da libricini, col testo scritto e le illustrazioni e io adoravo ascoltarli e guardarli. Passavo interi pomeriggi in loro compagnia e imparavo il testo praticamente a memoria. Poi è arrivata la lettura, amavo leggere a scuola, le letture alle elementari, i brani di antologia alle medie e volevo sapere cosa era successo prima e cosa succedeva dopo. E poi fumetti, libri e solo recentemente, dopo essere diventata mamma, ho scoperto anche gli albi illustrati che sono meravigliosi e, affiancando immagini e parole, condensano significati profondi in poche pagine. Ho sempre scritto volentieri e tenuto diari per segnarmi le impressioni suscitate da giornate particolari o periodi speciali. Essendo figlia unica avevo tantissimo tempo da passare sola e il mio mondo interiore ne ha beneficiato.
 
Cosa l’ha spinta a scrivere questo libro?
È il mio secondo libro. Il primo l’ho dedicato al racconto della vita di mia madre, quindi sono partita da fatti veri che lei mi raccontava. L’isola con le radici invece nasce da un sogno che avevo fatto molto tempo fa, che mi ha dato lo spunto per la parte dei prigionieri di Alo a cui vengono tagliati i capelli e da lì, piano piano ho sviluppato l’intreccio, partendo dalla protagonista Gena, per poi passare al suo innamorato Medro e arrivare poi agli altri personaggi e alle vicende dell’isola. Quindi diciamo, che il libro è partito da una mia esigenza di esternare questo mondo fantastico che ho visto nascere nella mia immaginazione, pezzo per pezzo poco alla volta.
 
Quale messaggio vuole inviare al lettore?
Tre messaggi principali:
• Un messaggio di speranza. Si parte da una situazione piuttosto precaria sull’isola che stagna per diversi anni e che nessuno riesce a smuovere. Ma poi i tempi diventano maturi e con un po’ di coraggio, di audacia e di creatività si riesce a sbloccare la situazione. Tutti contribuiscono, bambini, adolescenti, adulti e anziani, tutti uniti per un obiettivo comune. Raggiunto quell’obiettivo comune, anche le vicende dei singoli personaggi si sistemano e si risolvono. Persino il personaggio malvagio sperimenta un’evoluzione verso qualcosa di diverso rispetto al punto da cui è partito.
• Un messaggio di fiducia nella natura, nelle sue diverse manifestazioni, che accompagna i personaggi, come se fosse un angelo custode: il mare che nasconde un segreto antico, la terra con i suoi alberi (noce, ciliegio, alberi neri, ginko biloba, olivo) e le sue piante (lavanda, ortiche, erbe aromatiche), la luna (assente all’inizio della storia), il vento etc.
• Riservare un posto nella nostra vita alla magia, intesa come quell’aiuto di cui tutti abbiamo bisogno quando i nostri sforzi non bastano a raggiungere ciò che desideriamo raggiungere. Magia che può essere declinata in vari modi: sostegno delle altre persone, coincidenze che risolvono una particolare questione senza troppe seccature, trovarsi al posto giusto nel momento giusto etc. Quindi tenere sempre accesa la fiamma della magia.
 
La scrittura era un sogno nel cassetto già da piccola o ne ha preso coscienza pian piano nel corso della sua vita?
Era già presente quando ero piccola, ma si è concretizzato solo verso i trent’anni (ora ne ho 47). Ho iniziato partecipando a qualche concorso in cui mi imbattevo (anche di poesia) scrivendo testi destinati a tali concorsi e poi ho deciso di mettermi a scrivere testi liberi, che non avessero un argomento predefinito, ma che rispondessero alle mie esigenze di esprimere il mio mondo interiore o di parlare di temi che mi interessano. Mi piace molto partire da fatti veri, da sogni o da caratteristiche specifiche di persone che ho incontrato nella mia vita e costruire poi la struttura del testo. Per me è importante avere l’immagine chiara in testa di ciò che voglio scrivere. Prima immagino la scena e poi cerco di descriverla e trasportarla sulla pagina scritta. Sono esigente perché non mi accontento di descriverla e basta, voglio trovare le parole e lo stile adatti.
 
C’è un episodio legato alla nascita o alla scrittura del libro che ricorda con piacere?
Diciamo che ho preso a prestito dei nomi propri dai giochi di parole che emergevano dai discorsi dei miei figli. Quando erano piccoli capitava qualche storpiatura dei nomi oppure inventavano nomi di fantasia da cui ho preso ispirazione, per esempio Vaspartun o Kinki Maiega, Iffittani Luxilux etc.
 
Ha mai pensato, durante la stesura del libro, di non portarlo a termine?
No, è stato sicuramente un percorso piuttosto lungo, ma non ho mai pensato di non riuscire a terminare il progetto. Io sono fatta così, ho dei tempi lunghi, devo rispettare i miei ritmi e non riesco a scrivere in fretta. Ho bisogno di lasciar decantare l’idea iniziale che poi prende strade diverse, si dirama, si sviluppa in altri modi, mi vengono in mente personaggi aggiuntivi, episodi che potrei aggiungere o dettagli che è meglio togliere o aggiungere. Diciamo che una volta avuta l’idea iniziale, poi il tutto segue un flusso che solo in parte posso dirigere.
 
Il suo autore del passato preferito?
Come già accennato prima, direi Pirandello perché tratta il tema dell’identità e prende in considerazione i diversi personaggi che vivono in ciascuno di noi, le varie parti che costituiscono la nostra personalità.
 
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Credo sia una opportunità per fare in modo che i testi raggiungano più persone. Penso soprattutto ai bambini o ai ragazzi che non amano leggere. L’audiolibro può essere un metodo per avvicinarli alle storie e far loro apprezzare lo sforzo della lettura, per dimostrargli che vale la pena di insistere per poter conoscere l’intero svolgimento del racconto, insomma che è un’attività piacevole. Io sono debitrice ai Racconta Storie, di cui si parlava prima, per me sono stati una ricchezza fondamentale. Leggere ad alta voce per sé stessi o per qualcun altro è un’attività da raccomandare, soprattutto nel rapporto genitori-figli, ma anche tra adulti, nei gruppi di lettura o in qualsiasi luogo ce ne sia la possibilità. La voce diventa strumento per narrare storie che prendono vita, si staccano dalla pagina scritta e si alzano in volo per raggiungere le orecchie di chi ascolta e colpirne il cuore, la mente, l’immaginazione etc.

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