Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all’uso dei cookie.

BookSprint Edizioni Blog

12 Mar
Vota questo articolo
(0 Voti)

Intervista all'autore - Marco Rampon -

Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Mi è sempre piaciuto raccontare delle storie. Purtroppo essendo cresciuto in una famiglia abbastanza umile, non avevo nessun supporto per poter migliorare delle gravi lacune linguistiche segnalate fin da bambino.
Soffrivo di un forte accento veneto dialettale e di dislessia tipica di un mondo rurale che andava via via scomparendo. Da piccolo ero spesso preso in giro, perfino il parroco del paese se poteva infieriva volentieri sulle mie difficoltà espressive. Ero però un ragazzo testardo e appassionato di letture e di tutto ciò che poteva essere nuovo. Scrivevo malissimo con errori di tutti i tipi mancandomi le basi grammaticali.
Ciò nonostante mi piaceva osservare la realtà del paese e delle persone che frequentava mio padre a volte scrivevo dei brevi appunti descrivendo i comportamenti esagerati e grotteschi di queste persone quando erano ubriache e mi divertivo a rileggermeli da solo.
 
Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Ci sono alcuni spunti della mia infanzia in paese, ma soprattutto molte osservazioni sul comportamento di mio figlio Roberto "BETO" (ragazzo Asperger con disprassia fisica). Le paure che ha il protagonista del racconto sono proprio le sue ma in forma minore rispetto a lui. Quando era piccolo gli raccontavo questa storia per dargli coraggio e per fargli capire che tutti abbiamo paure e debolezze, però allo stesso tempo abbiamo risorse nascoste che non sappiamo come usare ma che possono essere di alto valore etico, sociale e morale.
 
Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Chiamarla opera mi sembra un po' esagerato, ma ad ogni modo questa storia, se pur ambientata in un mondo lontano quasi ancestrale, rappresenta il riscatto di un ragazzo un po' strano e bullizzato dai suoi compagni. Questo riscatto avviene non attraverso i falsi miti prodotti dalla storia umana come; coraggio, forza, disprezzo, gloria per gli eroi e vittorie solo per i forti. Viceversa lungo un percorso di esperienze dove il ragazzo impara a scoprire sé stesso usando il coraggio e la fiducia nei confronti dell'umanità, senza distinzioni tra vincitori e vinti, adottando inconsapevolmente il valore della compassione umana che gli permetterà di superare l'odio e la vendetta.
 
La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con sé stesso per deciderlo tra varie alternative?
Devo dire che è stata una cosa molto semplice e lineare, era la storia per mio figlio, che mia mamma chiamava "Beto" (diminutivo di Roberto). Lei nella sua saggezza contadina mi ripeteva spesso: " Vedrai crescendo migliorerà ne sono certa, non preoccuparti, tutto con l’età si raddrizza". Alla fine ho aggiunto la più banale delle frasi: "Il capitano più coraggioso", per enfatizzare le gesta di questo ragazzo nel suo percorso personale di crescita.
 
In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Sicuramente un libro di Niccolò Ammaniti “Ti prendo e ti porto via”, ma anche un libro come “Q” di Luther Blisset. Inoltre porterei qualche trattato di filosofia contemporanea: leggere filosofia è come fare meditazione; se fatta correttamente diventa un grandissimo strumento per capire dove va l’uomo.
 
Ebook o cartaceo?
Essendo datato, per me rimane impagabile girare le pagine, sentire l’odore della carta e scoprire lentamente il piacere della lettura pagina dopo pagina. Ovviamente l’Ebook ha tutti i suoi vantaggi e non sono pochi soprattutto a livello di praticità. Sono altrettanto sicuro che lentamente sparirà l'uso del libro cartaceo. Nonostante tutto rimango sorpreso osservando che il libro tradizionale regge ancora bene nelle vendite.
 
Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Questa domanda mi fa sorridere, io non mi sento uno scrittore. Certo ho sempre scritto molto ma solo per me stesso o per qualche amico intimo. Non ho mai pensato a una carriera di scrittore. Ho fatto un mestiere, “l’insegnante”, che mi ha appagato moltissimo e ho sempre pensato di essere stato molto fortunato nella vita. Ovviamente lo scrivere è un’altra cosa, per me è un’esigenza personale di raccontare o a volte testimoniare fatti della vita. Per esempio, quando scrivevo poesie ho sempre sostenuto che erano delle foto scritte a macchina.
 
Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
Più di vent'anni fa quando mio figlio era piccolo, prima che lui dormisse, gli raccontavo delle storie frutto della mia immaginazione; a volte continuavano per giorni e giorni e lui mi ricordava sempre dove ero arrivato la sera prima. Una sera mio figlio doveva dormire a casa di mia mamma. Poco prima di andarmene mia mamma mi prese in disparte e mi suggerì: " Perché non gli racconti una storia fatta per lui che gli possa infondere coraggio a superare le sue difficoltà, facendogli capire che anche lui può farcela?". Da quella sera iniziai un racconto che mi venne spontaneo intitolare “la storia di Beto”, perché era proprio la storia delle sue difficoltà quotidiane e della sua testardaggine a volerle superare ad ogni costo.
 
Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
Penso che pubblicare un libro sia come mettere al mondo un figlio. Hai lavorato con te stesso, hai sudato e rimodellato tante volte il testo. Ma nel momento in cui decidi la pubblicazione quel libro non è più tuo bensì diventa qualcosa che può appartenere a tutti e devi decidere di lasciarlo andare. Proprio come un figlio che divenuto adulto deve essere lasciato libero di uscire dalla famiglia e affrontare da solo il mondo esterno.
 
Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Da sempre ho un caro amico di lunghissima data, di cui mi fido molto. Inoltre è un grandissimo lettore e ha un buon fiuto letterario. Tutte le cose che ho scritto, le ho sempre inviate a lui per primo. Un giorno mi ha telefonato e mi ha detto:” Guarda che ho letto il libro ‘Beto il capitano più coraggioso’, è interessante e ti coinvolge molto nella lettura. Questo lo devi pubblicare perché è una storia che merita di essere letta, sarebbe un peccato se non lo facessi!”. È andata proprio così, ho sempre tenuto molto in considerazione il suo punto di vista.
 
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
È una cosa che mi affascina e mi stupisce. Trovo che sia un mezzo formidabile per arrivare a tante persone proprio dentro le case. Inoltre è bellissimo ascoltare la lettura, soprattutto se c’è un bravo lettore con un’ottima dizione. Certamente non potrei farlo io questo mestiere.

Acquista il Libro sul nostro ecommerce

 

 


1 COMMENTO

Lasciaun commento

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità.
Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001

I contenuti e i pareri espressi negli articoli sono da considerarsi opinioni personali degli autori che
non possono impegnare pertanto l’editore, mai e in alcun modo.

Le immagini a corredo degli articoli di questo blog sono riprese dall’archivio Fotolia.

 

BookSprint Edizioni © 2023 - Tel.: 0828 951799 - Fax: 0828 1896613 - P.Iva: 03533180653

La BookSprint Edizioni è associata alla AIE (Associazione Italiana Editori)