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14 Ago
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Intervista all'autore - Oscar Cervi

1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?

Ora come ora, la scrittura mi ha preso totalmente. La scrittura in quanto tale è diventata parte integrante del mio modo di essere: vedi piano piano nascere qualcosa di tuo. Pensi e scrivi, non va bene? Stracci tutto e ricominci da capo, pagina dopo pagina e la cosa più interessante che mentre scrivi ti escono altre idee e imperterrito non ti fermi più. A volte non esce nulla dalla tua testa ma appena ti viene un'idea ecco che tutto ricomincia. Le emozioni sono quando alla fine vedi il risultato. Il tuo libro ha preso forma, ma la sensazione più bella è quando il postino suona e dice: "Ho un pacco per lei" Tu sai perfettamente di che si tratta, fai le scale tre alla volta e infine dopo aver strappato il nastro del pacco, ti ritrovi tra le mani la tua fatica il tuo lavoro terminato. Una gioia immensa.




2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?

Domanda difficile. Io scrivo romanzi fantasy, quindi di regola avvengono situazioni strane e strampalate, ma sono convinto che comunque anche solo una piccola situazione di verità reale vi possa essere inserita nel racconto in questione. In fondo tutti o quasi crediamo a qualcosa e in questo libro, quel qualcosa possono essere gli Angeli. Come scritto ognuno ha o potrebbe avere il suo Angelo custode. È tutta una questione di fede. Forse!



3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.

Avevo da tempo l'idea di scrivere una trilogia, ma in che maniera non me lo sono mai chiesto. Poi nel 2013 Ecco la pazza idea di creare qualcosa dedicato alla mia passione (i Templari). Da qui mi si è accesa una lucina e il racconto ha preso forma. Dai Templari sono passato alla Croce Santa, poi in questo libro "L'Angelo dagli occhi di ghiaccio" ho pensato all'evolversi di una situazione alquanto improbabile, che di improbabile però potrebbe anche non aver nulla, tutto sta nel pensiero di chi legge questo romanzo, che come il precedente ha due contendenti: Il Bene e Il Male.



4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?

Avevo tre titoli con cui giocavo tutti i giorni ma da subito "L'Angelo dagli occhi di ghiaccio" mi aveva attirato. Poi voi ci avete messo lo zampino, proponendomi la copertina e allora non ho avuto più dubbi, questo era il titolo giusto per quest'opera.



5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?

Da sempre ho avuto la passione per libri con trame avventurose quindi ultimamente le mie scelte sono cadute su un personaggio come Dan Brown, ma anche Ken Follet non mi dispiace. Penso che il mistero sia alla base del mio essere e Dan è riuscito col personaggio solito a farmi entrare in questo mondo ancora di più. Infatti ora sto leggendo “Inferno”.



6. E-book o cartaceo?

Sicuramente cartaceo. Quando hai tra le mani un libro, il suo bello è sfogliare le pagine, toccare con mano e avere nella tua libreria quel libro o quel titolo. All'interno di un e-book non hai tutto questo.



7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?

È stato quasi per gioco. Come già detto, sono appasionato di misteri. Cinque anni fa mi ero messo a studiare come autodidatta i geroglifici egiziani. Cosa alquanto complessa e difficile, da lì mi nacque l'idea di scrivere un romanzo ambientato tra i giorni nostri e il periodo faraonico e da quel momento la passione mi ha preso profondamente. Dopo il primo libro dedicato appunto al periodo faraonico e intitolato "L'ultima luna" non sono più riuscito a fermarmi e ora sono qua col mio quinto libro.



8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?

Come già specificato, sono appassionato dei misteri e dei ritrovamenti impossibili. Quindi l'idea di scrivere qualcosa verso questa direzione mi è arrivata in un attimo. Questo romanzo è il secondo della trilogia, l'unico aneddoto è inspiegabile… In poche righe ve lo racconto. Dunque avevo già scritto tre quarti del racconto, poi tutto d'un tratto mi sono piantato, ossia non riuscivo più a proseguire. Le idee? Svanite, scomparse nel nulla, fatto questo che mi indusse a mettere da parte il romanzo. Per tre mesi non toccai più il testo. Una notte tornai a casa dal lavoro. Il mal di testa non mi dava tregua. Dopo aver preso un calmante mi misi a letto. Bene! Quella stessa notte il mal di testa aumentò ma nel sonno cominciai a sognare una lavagna nera con un puntino bianco che man mano prendeva forma sino a diventare una lettera maiuscola che poi scomparve quando mi svegliai di soprassalto. Il mal di testa era passato, e alle 5 del mattino mi ritrovai in sala a scrivere 9 fogli in A4,tutti in un istante. Avevo terminato il racconto. Cosa stranissima che faccio fatica a scordare tutt'ora.



9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?

È un'emozione unica, ti rendi conto solo alla fine che è stata opera tua e allora ti gasi, scusate il termine e dentro di te la classica frase "non ci credo" poi ti accorgi che è vero.



10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?

È stato il mio relatore nonché amico onnipresente ogni volta che faccio le presentazioni e che mi accompagna. Stavolta però devo ringraziare un altro amico, un collaboratore prezioso che mi ha dato un grosso appoggio: si chiama Gianni Ricci e mi ha spronato per la realizzazione di questo romanzo.



11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?

Ognuno ha la sua idea e come sopra penso che leggere da soli il cartaceo, sia la cosa più bella. Forse mi sbaglierò.


 

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