Dalla diagnosi ad oggi però molte cose sono cambiate e, se ancora non è facile accettare l'idea che il mio bimbo è malato, sicuramente riesco a guardare al nostro futuro con più coraggio e forza. Non c'è stato un momento preciso in cui ho deciso di diventare una scrittrice e in realtà mi sembra anche pretenzioso definirmi tale. Già da piccola amavo inventare storie ma da grande questa passione è stata messa da parte fino a quando non ho sentito l'esigenza di scrivere quello che stava accadendo nella mia vita una volta che la Duchenne ha iniziato a farne parte. All'inizio era un modo per rendermi conto che tutto era vero, poi è diventato un mezzo per parlare a me stessa e in futuro a mio figlio, solo alla fine è arrivata l'idea di pubblicare il libro.
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Non c'è un momento preciso, in genere appena ho cinque minuti per me e voglia di rifugiarmi nel mio mondo o di sfogarmi, mi metto a scrivere e le parole escono da sole formando frasi e pagine a cascata.
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Leggo un po’ di tutto e non ho un autore preferito. Il genere però che più mi piace è il fantasy.
4. Perché è nata la sua opera?
Come già detto è nata all'inizio come una sorta di diario nel quale annotare i miei stati d'animo e le mie sensazioni cercando di ritrovare al tempo stesso le mie energie.
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Ha influito moltissimo. Provengo da un ambiente e soprattutto da una famiglia che ha sempre favorito l'approccio alla lettura e alla scrittura.
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Entrambe le cose. Nel caso del libro “A te...” è stato un modo per raccontare la realtà, nel caso di altri progetti, ancora in fase di realizzazione, ho sentito il bisogno di scrivere per evadere dalla realtà, per dare sfogo alla fantasia e tornare a quando ero bambina e inventavo storie giocando con le mie barbie.
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Tutto. Forse anche troppo. Sono descritti i pensieri più profondi e intimi. Spero che il libro aiuti altre mamme con problemi simili al mio a trovare il coraggio per andare avanti con il sorriso sul volto.
8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?
Mio figlio, lui ha fatto risorgere in me il desiderio di scrivere. Certo, la circostanza è stata ed è dolorosa, ma senza forse non sarei tornata a coltivare questa mia passione che, come detto c'era fin da bambina.
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
A mia madre. Le ho chiesto di darmi un parere e fare qualche correzione essendo un’ex insegnante di lettere.
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’e-book?
Credo di sì anche se le sensazioni che ti regala la carta stampata sono immortali e uniche. Inoltre trovo la lettura tramite PC o tablet meno attenta, più frettolosa. Mi piace di meno in tutta onestà.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
L'innovazione va avanti ma spero che il classico Buon vecchio libro non venga mai dimenticato.