Elena Stura nasce in quel di Ivrea nel 1970 e si laurea all'Università degli Studi di Torino in Scienze dell'Amministrazione. Sviluppa sin da piccola la passione per la danza, le cui vicissitudini la porteranno a pubblicare, sempre con la casa editrice di Vito Pacelli, il suo primo libro "Frammenti dell'essere", uscito nel 2012. Sposata e impiegata in un'azienda di servizi di Ivrea, attualmente vive nel ciriacese, in un piccolo paese di montagna.
Se la sua prima opera si focalizzava principalmente sull'esperienze legate alle ambizioni di una ragazzina che sogna di diventare ballerina classica, questa raccolta di poesie, seppur scritta in età adolescenziale, è più personale, intima, delicata, esprimendo ricordi e considerazioni personali sulle fasi della giovinezza (gli anni che vanno dal 1990 al 1998). Un'età caratterizzata da scontri, voglia di fare, contrasti interiori che si manifestano nel non rispetto delle regole sociali e nei diverbi con gli altri. È proprio questa diatriba viene espressa, nella costante lotta tra ciò che si è e ciò che gli altri vogliono che siamo.
Divisa in tre parti (l'amore non vissuto, la vita perduta e l'evasione), il fulcro centrale dell'intera opera è l'impossibilità di vivere, per i giovani, fino in fondo le proprie passioni, un po’ per una maturazione non ancora raggiunta e un po’ per i vincoli e gli obblighi che impone la società, il che impedisce ancora di più agli adolescenti di trovare una serenità tale da garantire il successo e il raggiungimento dei propri sogni. Ne emerge un silenzio fatto di tante parole non dette, di incomunicabilità, di mancanza di rapporti d'amore e d'affetto che, seppure in questo sconsolante quadro avrebbero uno spiraglio di luce, vengono costantemente tenute a freno dal ripetersi di eventi negativi.
È questo il senso di "Giorni immobili", una fuga dalla realtà per uscire da un presente fermo ed immaginare mondi dove il flusso delle cose non è statico, ma in perenne movimento, in continuo divenire, dove le ambizioni e le aspettative non sono "morte", ma più vive che mai.