Rivoltare forme e contenuti delle discussioni contemporanee sui temi sociali e politici del momento per dare un valore concreto al senso della vita e ripristinare un sistema di valori fondato sulla dignità e i diritti. Si muove su queste basi "Il buco grigio", il saggio politico a firma di Enrico Corti, ora pensionato, ma ex operaio e sindacalista. L'opera, edita dalla BookSprint Edizioni di Vito Pacelli, si struttura in tredici capitoli, tutti importanti e fondati sui diversi argomenti della vita di oggi.
Nelle 98 pagine del libro, infatti, emerge, in maniera a volte irriverente e sicuramente fuori dagli schemi e dai preconcetti moderni, sempre con più evidenza come il mondo intero e l'Italia in particolare stiano sacrificando i diritti e la dignità dei lavoratori a favore del dio denaro. In nome del profitto, secondo l'autore, sono stati perciò effettuati interventi economici disastrosi e i politici sono sempre più complici di questo stato di cose.
Partendo da questo presupposto, il saggio analizza – con uno stile semplice e diretto e contenuti chiari e aderenti alla realtà – la situazione nel Bel Paese e nell'Occidente in generale, individuando i problemi e i possibili scenari futuri, facendolo però non in modo sintetico, come oggi ci vuole "insegnare" l'agenda dei mass media e la politica, ma approfondendo con calma e nello specifico i diversi aspetti e le diverse sfaccettature di ogni tema affrontato. Temi che vanno dalle armi all'economia, dall'Europa ai fenomeni migratori, passando per la Costituzione e la terza età.
C'è tanto su cui riflettere dunque ne "Il buco grigio" di Enrico Corti. Nato a Nova Milanese il 3 novembre del 1933, l'autore ha compiuto gli studi da auto-didatta, svolgendo poi negli anni i lavori di garzone, operaio, caporeparto e artigiano autonomo nel settore mobiliere. Nel 1961 diventa operaio metalmeccanico e l'anno successivo viene eletto segretario di sezione del PCI. La sua carriera nel sindacato e nella politica va via via crescendo, fino a ricoprire la carica di responsabile CGIL nei comuni della zona del Nord dell'hinterland milanese e di vicesindaco della sua città d'origine. Incarico a cui dovrà però presto rinunciare per incompatibilità col ruolo di sindacalista attivo. A fine anni '80 viene chiamato perciò a ricoprire importanti incarichi nella CGIL nazionale e nel 2000 è nominato membro del Consiglio d'Indirizzo e di Vigilanza dell'INPDAP.