«Eravamo appena arrivati alla casa del nonno materno Mirogio e come sempre, gli abbracci riservati a me e alle mie sorelle, Carmen e Crocetta, erano insaziabili, interminabili.» “Il mausoleo dei morti” comincia la sua narrazione in forma descrittiva, e nonostante nel corso della narrazione si faccia un uso copioso del discorso diretto, il testo non sfocia mai in una esposizione prolissa, pertanto anche la lettura gode di questa lievità. Il ritmo quindi segue una regolarità costante ma conosce una velocità maggiore in quei brani in cui il romanzo apre al lettore verità importanti per lo sviluppo degli eventi. I personaggi, sia quelli principali che i comprimari, sono ben inseriti nel contesto in cui agiscono e la loro caratterizzazione puntuale fa cogliere ogni sfumatura sentimentale ed emotiva; ben costruiti e perfettamente inseriti nel contesto in cui si muovono e agiscono, essi sanno catturale l’attenzione del lettore che scorrerà le pagine alla ricerca di quegli elementi che consentiranno loro di sciogliere quei nodi che rendono interessante ed avvincente tutta la storia.
Una storia che ha quasi il sapore del sogno: come in una dimensione onirica il narratore agisce, scopre, conosce, ed insieme a lui anche i suoi lettori che come sospesi in una realtà alternativa cercheranno di individuare quelle chiavi intellettuali (e reali) che permetteranno di aprirsi alla verità delle cose. Lo stile scorrevole, il registro linguistico adatto ad un pubblico di ogni età e formazione, rendono questo libro una buona lettura, un testo godibile da leggere per il piacere di trascorrere del tempo in compagnia di un buon libro. Così Angelo De Marco realizza il suo sogno: quello di concretizzare la “sua Arte”.