La trama. Fanny, dall'infanzia all'adolescenza, in viaggio dai territori assegnati agli slavi verso l'Italia, insieme a migliaia di uomini, donne e bambini, per raggiungere qualche paese dove ricostruire la sua propria vita. La protagonista vive una situazione di disagio dovuta alla sua condizione di profuga, oltre che alle incomprensioni tipiche della sua età con gli adulti che la circondano. Per la piccola Fanny sarà difficile venir fuori dalle gioie e dai dolori di una vita che con la mente tornerà sempre a quegli anni, per lei rabbia, dolore, tristezza, rimpianto e nostalgia saranno sempre un passo avanti alla speranza, e i muri insormontabili per i suoi occhi da bambina rimarranno impressi in eterno nei suoi pensieri.
Cos'è la guerra? A cosa serve? Perché si combatte? Queste sono le domande che spesso ci si pone di fronte ad un conflitto. Un'altra questione molto analizzata e studiata è quella legata ai profughi, che vengono però trattati come meri numeri che come persone. Spesso si parla della loro destinazione più che delle loro condizioni, delle loro necessità. E come cresce una bambina, un ragazzino, in una condizione da fuggiasco?
E a questo quesito che Silvia Danei, saggista vissuta con i profughi nella Seconda Guerra Mondiale, prova a dare riposta nelle 80 pagine di "Una profuga anomala". Un libro intenso, deciso, sensibile quanto cruento, delicato quanto reale, per porre l'accento alla questione dei bambini profughi. E per farlo con uno stile che solo l'autrice, che ha vissuto sulla propria pelle i dolori di una tale condizione, può costruire per trasmettere al mondo tutte le difficoltà di vivere da esuli per volontà degli altri.