«Scrivo la vita di Marina, oserei dire straordinaria, attraversata da momenti d’intensa gioia e momenti di vera drammaticità , come d’altronde ogni vita vissuta da qualsiasi persona». Con questa frase che suona quasi come una promessa di racconto, Angelina comincia il prologo del suo romanzo. Come spinta da un’esigenza di liberazione del peso delle vicissitudini che l’hanno accompagnata per buona parte della sua vita, Angelina scopre da autodidatta lo straordinario potere della scrittura, e attraverso di essa comincia un cammino teso ad esorcizzare le ingiustizie subite. Marina è quindi tanto il personaggio principale del romanzo quanto il riflesso dell’autrice stessa. Il romanzo è lo specchio e l’immagine che si legge è quella di una donna che sa trasmettere ai lettori la sua capacità di vivere senza rassegnazione; combattiva rispetto alle difficoltà , Marina si aggrappa – nonostante la sua manifesta semplicità - alla luce di salvezza che l’amore per il suo compagno, poi marito, riesce ad introdurre nella sua vita.
Accompagnarsi ad un uomo, condividere con lui un importante progetto di vita e sperimentare la gioia della genitorialità sono il riscatto alla sofferenza patita negli anni dell’infanzia-adolescenza. Tutto questo è il romanzo di Angelina Millitarì, siciliana di origini e torinese d’adozione; lei, dopo una piccola parentesi svizzera vissuta presso una famiglia affidataria quando era ancora una bambina, è oggi la donna che sa raccontare con sincerità il senso di frustrazione della dolce Marina.