Quello è il libretto sanitario dove si annotano le vaccinazioni. Servono a star bene, a evitare che tuo figlio si ammali e rischi la vita. Ma può accadere – caso raro ma possibile – che quelle iniezioni consigliate scatenino una reazione avversa. Può capitare che il sistema immunitario impazzisca, con conseguenze che si fa fatica a immaginare.
Può capitare, ed è quello che è successo a Walter Tumino. La letteratura a riguardo è controversa, ma i genitori non hanno dubbi. È stata quella maledetta siringa. Il bambino non parla. Il bambino non si muove.
«Chi vuole fare le vaccinazioni si informi, e decida informato», si limita a dire il padre.
Da allora per la famiglia Tumino comincia la grande lotta. Rossella e Angelo, i genitori di Walter, devono dimostrare in ogni sede che Walter è intelligente, che dentro di lui c’è un mondo meraviglioso che aspetta solo di uscire. Ma non è un impresa facile. Il mostruoso gigante dei pregiudizi è ovunque. Per strada. A scuola. Persino nello studio di qualche medico. Se stai zitto, allora sei stupido.
Ma non è così. Rossella si attiva, si informa, inizia il percorso di formazione per diventare facilitatrice. Mio figlio può parlare, e lo farà. La via d’uscita è in due lettere: CF. Significa Comunicazione Facilitata. Significa che Walter adesso può comunicare.
«Ha cominciato a scrivere durante il primo anno di scuola media», ricorda Angelo Tumino. «Con la CF si è scoperto che lui capiva, riusciva a esprimersi. Da lì, tutte le sue espressioni, tutti i suoi pensieri, doveva comunicarli per iscritto. Grazie alla Comunicazione Facilitata, riusciamo a supportare il movimento del braccio nel movimento della scrittura, per andare su un determinato tasto».
Da quel momento, la scrittura diventa il centro dell’esistenza di Walter, l’arma più potente, la sola in grado di sconfiggere il gigante.
«Dopo lunghi anni di silenzio, la sua vita si è aperta alla scrittura», ricorda la madre. «E la sua scrittura è popolata di personaggi colorati e speciali, tra paesaggi e avventure dove tutto, alla fine, ritorna al suo posto, cioè nel posto migliore. Perché lui sa sempre qual è il posto migliore».
Rossella Monaco è madre, facilitatrice, mediatrice e confidente di Walter. La donna capisce che suo figlio è pronto per andare oltre, che le sue parole possono diventare un vero libro. Insieme lavorano alla stesura del manoscritto. Quei fogli diventeranno “Racconti e sogni”, il primo libro di Walter Tumino, pubblicato per BookSprint Edizioni.
«È stato un momento indescrivibile», ricorda il padre. «Nel comune sentire, non comunicare equivale a essere stupidi, ritardati, con tutto quello che questo significa per la propria vita. Riuscire a dimostrare di poter parlare, non con la voce ma col computer, è stata una cosa incredibile, che ha sconvolto non solo noi, ma anche chi credeva che mio figlio fosse un ritardato mentale».
La lotta di Walter non è mai finita. Per diplomarsi ha dovuto cambiare scuola, perché anche lì non credevano in lui, nella sua passione per lo studio, nelle sue potenzialità. Anche a scuola volevano relegarlo in un percorso formativo un po’ troppo speciale. Alla fine ce l’ha fatta, e oggi frequenta con profitto l’università.
Ma poco tempo fa arriva il dolore più grande, il colpo che ti squarcia il petto. Rossella si spegne, e Walter si ritrova orfano di madre, privo della persona che gli ha insegnato a scrivere, a comunicare, a dare esplorare il mondo che aveva dentro. Ora tocca solo ad Angelo dar voce ai sogni di suo figlio.
Perché la voce di Walter c’è, e potete ascoltarla tutti:
«Essere “diversabili” significa… essere determinati come atleti, fare sempre i conti con chi non sa e non conosce quanta fatica costi ogni piccola tappa. Chi crede di sapere tutto ci pensa vuoti, inutili vacue esistenze terribilmente improduttive e capaci solo di un timido affetto. Ma un mondo come quello delle nostre anime oneste e fiere non ce lo vedete, fermi nei vostri pregiudizi che vi fanno ribadire le vostre convinzioni assurde. Credevate che tra tutti frementi del vostro ruolo aveste ragione di credermi stupido, ma capivo tutto e sperso nel mio silenzio aspettavo».